Una foto del cardinale Parolin con Donald Trump - Ansa
Augura anzitutto «tanta saggezza» il cardinale Pietro Parolin, al 47esimo presidente degli Stati Uniti perché «questa è la virtù principale dei governanti secondo la Bibbia». Per il segretario di Stato vaticano Trump dovrebbe «lavorare soprattutto per essere presidente di tutto il Paese» e quindi per «superare la polarizzazione» avvertita in «maniera molto molto netta in questo tempo». Il cardinale auspica che il nuovo presidente Usa «possa davvero essere un elemento di distensione e di pacificazione negli attuali conflitti che stanno sanguinando il mondo». Per far terminare le guerre, sottolinea, «ci vuole tanta umiltà, tanta disponibilità, ci vuole davvero la ricerca degli interessi generali dell’umanità, piuttosto che concentrarsi su interessi particolari».
Interpellato sulla promessa di Trump, in caso di vittoria, della più grande deportazione di massa di immigrati illegali latinoamericani, il cardinale Parolin ricorda che «la posizione del Papa e della Santa Sede» sul tema migrazione «è molto chiara in questo senso». Il Vaticano è per una «politica saggia» nei confronti dei migranti che «non arrivi a questi estremi». Più sintonia sulla condanna dell’aborto: «È uno dei temi importanti quello della difesa alla vita» osserva Parolin che, tuttavia, anche da questo punto di vista, raccomanda di mettere in atto «una politica comune» e non una politica «ancora una volta di polarizzazione e di divisione». Non cambieranno i rapporti tra la Santa Sede e la nuova amministrazione Usa, come già avvenuto «in occasione del precedente mandato» di Trump. «Come sempre – ha affermato Parolin – ci sono elementi che ci avvicinano ed elementi che forse ci differenziano, che ci distanziano. Sarà questa l’occasione per esercitare il dialogo e per cercare di trovare insieme nuovi punti di consenso, sempre in beneficio del bene comune e della pace nel mondo».
I vescovi americani: «Pronti a collaborare, ma nel rispetto reciproco»
«Siamo pronti a collaborare con i rappresentanti eletti dal popolo per promuovere il bene comune». Con queste parole l’arcivescovo Timothy Broglio, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, ha commentato il risultato delle elezioni presidenziali. Dopo aver ricordato che «la Chiesa cattolica non è allineata ad alcun partito politico» e sollecitato una preghiera per Donald Trump, il futuro inquilino della Casa Bianca, il prelato ha esortato gli americani «a trattarsi reciprocamente con carità, rispetto e civiltà», a prescindere dalle diverse opinioni, e a non dimenticarsi di chi – poveri, immigrati, anziani e ammalati – vive ai confini di una società estremamente ricca ma “rotta” da profonde disuguaglianze: «È arrivato il momento di ripararla», ha chiesto, per renderla «più reattiva alle esigenze di tutti». Sulle sfide che attendono l’America di Trump è intervenuto con una nota anche il cardinale Wilton Gregory, titolare dell’arcidiocesi di Washington, a ricordare l’importanza che ciascun cittadino collabori alla ricerca di «verità, pace e giustizia» a partire dalle proprie case. «Il nostro cammino verso il futuro – ha aggiunto – si fonda sul rispetto reciproco e sulla dignità, dono di Dio, che condividiamo e che dobbiamo offrire liberamente con preghiera, pazienza, gentilezza e speranza».