venerdì 10 giugno 2016
​Per aprire le scuole paritarie servirà un'autorizzazione. La Chiesa teme una «riforma frettolosa». La Fondation pour l’Ecole: le misure previste riducono la libertà d'insegnamento e d'associazione.
Parigi verso la stretta sulle scuole paritarie
COMMENTA E CONDIVIDI
Il mondo della scuola francese torna sotto tensione, dopo una serie di annunci governativi considerati da più parti come una minaccia alla libertà d’insegnamento. Ieri, la giovane ministra socialista dell’Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem, ha confermato di voler modificare le regole per l’apertura delle scuole private non convenzionate, attualmente basate sul «regime della dichiarazione»: c’è piena libertà di creazione, ma le autorità possono poi opporsi per via legale se constatano inadempimenti.  Il nuovo assetto voluto dal governo prevede invece l’obbligo di chiedere un’autorizzazione preventiva al Ministero, che potrà in particolare controllare i trascorsi dei futuri responsabili scolastici. Come osservano in queste ore tanti osservatori, si passerebbe così a un sistema maggiormente basato sul “sospetto”, in una fase segnata anche da un dibattito sui giornali a proposito delle pratiche in una cinquantina d’istituti confessionali musulmani che accolgono circa 5mila studenti.  Per la Fondation pour l’Ecole, ente indipendente di riferimento che opera per la libertà di scelta, la riforma finirà per «svuotare della sua sostanza la libertà pedagogica delle scuole non convenzionate». Le misure previste «riducono drasticamente la libertà d’insegnamento e la libertà d’associazione, due principi di rango costituzionale che sono un fondamento del nostro Stato di diritto, senza che i motivi di tali restrizioni possano essere colti in modo preciso». In proposito, l’esecutivo parla da tempo di «povertà pedagogica» e di rischi crescenti di 'radicalizzazione', anche dopo il caso a Roubaix (estremo Nord) di un istituto confessionale musulmano che ha preferito chiudere i battenti dopo essere finito nel mirino degli ispettori ministeriali. «Lo Stato non può essere né cieco, né ingenuo», secondo la ministra. La Conferenza episcopale francese ha espresso «la sua preoccupazione e le sue più grandi riserve», in un comunicato firmato dal cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente del Consiglio episcopale per l’insegnamento cattolico. «Non si dovrebbero riformare in modo frettoloso e in una prospettiva inappropriata delle questioni tanto importanti», scrive il presule, sottolineando che il Paese «ha bisogno di confermare la sua scelta per le libertà in un momento in cui il suo modello democratico è contestato». Il porporato aggiunge che «il sistema attuale di dichiarazione, se pienamente applicato, o anche rafforzato in caso di necessità, risponde già alle esigenze legittime di controllo dello Stato». Su un totale di circa 750 istituti non convenzionati nel Paese, quelli cattolici sono circa 300, secondo la Fondation pour l’Ecole, ovvero una ristretta minoranza, dato che 7508 scuole anch’esse cattoliche seguono invece l’inquadramento «sotto contratto ». I primi non ricevono finanziamenti statali, ma scelgono i propri insegnanti in modo indipendente e godono di una più estesa flessibilità pedagogica.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: