sabato 16 novembre 2024
I due leader si sono parlati al vertice Apec di Lima, in Perù
La stretta di mano tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping

La stretta di mano tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping - Reuters

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A Woodside, in California, il 15 novembre 2023 i due vennero “immortalati” dentro una cornice bucolica, mentre camminavano fianco a fianco. Ora il loro terzo e ultimo incontro, sempre a margine del vertice Apec, questa volta e Lima, in Perù. Joe Biden e Xi Jinping hanno concluso così una “relazione” lunga oltre un decennio, inaugurata con una lunga cena a Chengdu. Un’“amicizia” non certo esente da tensioni e ostilità come quando il presidente uscente Usa definì il collega cinese «un dittatore» e che il “dossier Taiwan” ha reso incandescente, e la strategia americana di “rallentare” la corsa del gigante asiatico in settori strategici conflittuale.

Durante l'ultimo incontro con il presidente uscente Usa, Xi, riferisce l'agenzia cinese Xinhua, ha detto a Biden che Pechino lavorerà per una «transizione fluida» nei rapporti Cina-Usa. Nel corso del vertice, il presidente cinese ha inoltre affermato che le relazioni Cina-Usa negli ultimi quattro anni hanno attraversato alti e bassi. Ma le due parti sono state anche impegnate in un dialogo e una cooperazione fruttuosi e la loro relazione è rimasta stabile nel complesso. È quanto si legge sul profilo X della portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying. La traiettoria delle relazioni tra i due paesi ha dimostrato la validità delle esperienze degli ultimi 45 anni di relazioni diplomatiche. Quando i due paesi -ha detto Xi- si trattano come partner e amici, cercano un terreno comune mentre accantonano le differenze e si aiutano a vicenda per avere successo, la loro relazione farebbe notevoli progressi. Ma se si considerano rivali o avversari, perseguono una competizione feroce e cercano di farsi male a vicenda, rovinerebbero la relazione o addirittura la farebbero regredire.

Ora la palla passa a Donald Trump e Xi è consapevole (lo ha ripetuto venerdì) che il mondo è «entrato in un nuovo periodo di turbolenza e trasformazione», mettendo in guardia contro la «diffusione di unilateralismo e protezionismo».
Che le intenzioni del tycoon verso il gigante asiatico siano bellicose, non è un mistero. Durante il suo primo mandato il presidente eletto ha scatenato una guerra commerciale e tecnologica, additando Pechino come rivale strategico della superpotenza americana.
E il secondo mandato di Trump si apre sotto il segno della minaccia di ulteriori pesanti dazi, con il presidente eletto che sembra volere costruire una squadra di falchi anti cinese, a cominciare da Marco Rubio, nuovo segretario di Stato. Trump ha proposto di colpire tutte le importazioni cinesi negli Stati Uniti con tariffe superiori al 60% e potrebbe rafforzare la politica dell’era Biden che limita l’accesso di Pechino all’alta tecnologia sensibile. Che, a sua volta, pensa a “rappresaglie” commerciali contro gliUsa. La questione Taiwan resta poi una spina nel fianco delle relazioni tra i due Paesi. Come ha riferito la Reuters, il presidente di Taiwan Lai Ching-te «sta pianificando di fermarsi nelle Hawaii e forse a Guam per una visita delicata che sicuramente farà arrabbiare Pechino nelle prossime settimane». Gli Usa stanno cercando di cementare le relazioni con gli alleati, la Cina punta a scardinarle. L’ultima stretta di mano tra Joe Biden e Xi Jinping non lascia un mondo meno inquieto.

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