Padre Julio Lancelotti, 75 anni - Instagram
Una commissione di inchiesta sul lavoro umanitario di padre Julio Lancellotti. La proposta del consigliere comunale bolsonarista di San Paolo, Rubinho Nunes - presentata il 6 dicembre –, ha scatenato un’immediata mobilitazione. In difesa del sacerdote 75enne, responsabile della pastorale arcidiocesana dedicata alle persone senza dimora, si sono schierati la Chiesa della metropoli e le principali organizzazioni cattoliche, oltre a buona parte delle associazioni civili e un’ampia parte del mondo politico, incluso il presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Al centro delle accuse di Nunes, c’è l’impegno di padre Lancellotti a “Crâcolandia”, l’immenso quartiere paolista dove si rifugiano i dipendenti da crack. Giovani, in genere, di gruppi sociali marginali, che si lasciano semplicemente morire per strada nell’indifferenza generale. A cercare di salvarli, con la distribuzione quantomeno di alimenti e kit igienici, sono il movimento civico “Craco resiste”, l’associazione Nossa Senhora do Bom Parto e la pastorale guidata da padre Lancellotti. Secondo il consigliere Nunes, l’azione «di queste Ong», come le ha definite, incentiverebbe il consumo di droga e la creazione di una «mafia dei poveri». Da qui la richiesta della commissione che – se approvata in plenaria – dovrebbe insediarsi a febbraio. In realtà, il sacerdote ha spiegato di non far parte di alcuna Ong bensì di svolgere un lavoro pastorale sull’incarico dell’arcidiocesi di San Paolo. Non è la prima volta che padre Lancellotti riceve accuse o addirittura minacce per la sua difesa degli ultimi. Lo stesso Jair Bolsonaro gli aveva rivolto critiche pesanti. E nel 2020, durante una campagna di attacchi feroci nelle reti sociali, papa Francesco lo aveva incoraggiato pubblicamente a continuare il suo impegno con i poveri.