Pablo Escobar a Medellin
Il 2 dicembre 1993, il corpo di Pablo Escobar giace riverso su un tetto di Medellín. Il “Bloque de Búsqueda” – unità ad hoc delle forze di sicurezza colombiane – l’ha colpito, dopo un rocambolesco inseguimento. Prima di spirare, il Patrón – come lo chiamavano – rivede l’intricata sequenza di fatti che l’ha portato ad essere il più ricercato narcotrafficante internazionale. E a morire, con un patrimonio di quasi trenta miliardi di dollari, il giorno dopo aver compiuto 44 anni. Comincia così la graphic novel “Escobar-El Patrón”, disegnata da Giuseppe Palumbo e sceneggiata da Guido Piccoli (Mondadori): una ricostruzione dettagliata, senza mitizzazione, degli ultimi anni di Escobar. Quelli della “pseudo carcerazione” nella prigione extralusso de La Catedral in cui, circondato dai propri sicari, don Pablo ha continuato a mandare avanti il business. Fino a quando, la sua incontenibile smania di grandezza non l’ha portato a una serie di tragici errori, tra cui il plateale omicidio di alcuni ex soci “disonesti”. E a finire i suoi giorni su un tetto della città che l’aveva proclamato re.
Una pagina oscura
Ventiquattro anni dopo, la figura del Patrón continua a dividere la Colombia, come hanno dimostrato le discussioni sulla serie “Narcos”. Nelle baraccopoli di Medellín, Escobar è ancora una sorta di Robin Hood tropicale che faceva costruire case e campi da calcio per i disperati. Un eroe solitario disposto a combattere da solo contro lo Stato corrotto. Peccato che proprio il boss del cartello di Medellín fosse tra i principali responsabili della perversione delle istituzioni democratiche, di cui era riuscito a conquistare ampi pezzi per asservirli ai propri affari. La violenza da lui scatenata per affermarsi come “signore del narcotraffico” ha ucciso oltre 5mila persone. Una pagina oscura di storia con cui il Paese sta cominciando a fare i conti, ora che finalmente si sta chiudendo il drammatico capitolo della guerra con le Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc). Un evento storico, suggellato a settembre dal viaggio di papa Francesco che, tra le città toccate, ha voluto includere anche Medellín. Accanto a pamphlet celebrativi e alle rivendite di “narco-gadget” – operazioni alquanto discutibili -, iniziano a nascere progetti di recupero della memoria delle vittime e studi sulla figura storica di Escobar. In questo secondo filone rientra il lavoro di Piccoli e Palumbo, adatto a un pubblico vasto e anche ai giovani, grazie alla scelta della graphic novel.