Un ragazzo cammina tra ciò che resta dell'incursione di bande armate nel villaggio di Tchombangou, nelle regione nigerina di Tillabéri - Ansa
Nell’ovest del Niger è in corso un esodo incontrollato. Migliaia di civili, tra cui anche membri della sparuta comunità cattolica, stanno fuggendo verso la capitale nigerina, Niamey, e altre mete per salvarsi la vita. L’ondata jihadista non sta risparmiando nessuno e la quantità di sfollati interni sta crescendo in maniera esponenziale. «I cattolici che sono scappati della zona di Dolbel, il cuore della Chiesa cattolica del Niger, sono un centinaio», ha raccontato all’agenzia Fides padre Mauro Armanino della Società delle missioni africane (Sma). «Il numero potrebbe aumentare a causa dell’uccisione di alcune persone e le minacce jihadiste. Dopo l’incursione alla fine del Ramadan nel villaggio di Fantio – spiega il religioso – il timore di altri attacchi contro la comunità cristiana ha spinto la gente a fuggire dai villaggi».
Secondo le Nazioni Unite, da venerdì «oltre 11mila civili» avrebbero lasciato località come Dolbel, dove ha avuto origine la prima comunità di cattolici, e Anzourou per raggiungere le città di Tillaberi e Niamey. Un ritmo impressionante che sembra destinato ad aumentare nelle prossime settimane se le autorità locali non riusciranno a sedare le violenze. «Abbiamo registrato 20 morti negli ultimi giorni nell’area vicino al confine con il Mali ha dichiarato l’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) –. La causa principale della fuga sono gli attacchi jihadisti che si susseguono da anni in questa area».
La provincia di Tillaberi, estesa per circa 65mila chilometri quadrati, continua ad essere teatro di attentati e scontri provocati da vari gruppi armati di militanti islamici, gran parte dei quali proviene dai vicini Mali o Burkina Faso. Una zona dove già nell’ottobre del 2017 sono morti in un’imboscata cinque militari nigerini, 4 soldati americani e almeno 21 jihadisti. Nella stessa regione sono rimasti uccisi negli anche decine di militari nigerini attaccati a sorpresa nelle loro basi. Un imprecisato numero di civili, leader tradizionali e religiosi è morto in seguito alle operazioni da parte di gruppi legati ad al-Qaeda e al Daesh.
In questa anarchia, gran parte della minoranza cristiana si è sentita costretta a lasciare le proprie case e parrocchie. Nella zona di Gourmanché, anch’essa teatro di persecuzioni, era stato rapito padre Pierluigi Maccalli, rilasciato in Mali lo scorso ottobre dopo due anni di prigionia. «Questa insicurezza rappresenta un duro colpo contro la fragile arcidiocesi di Niamey – conclude Armanino –, la vita della comunità continuava grazie ai laici presenti sul territorio e che ora, insieme alle loro famiglie, sono stati costretti alla fuga».
Da quando è scoppiata la guerra civile in Libia dieci anni fa, il Niger ha dovuto affrontare centinaia di guerriglieri e jihadisti che, anno dopo anno, sono cresciuti in numero e potenza. Da allora il Paese sta combattendo nell’ovest contro militanti islamici qaedisti e del Daesh, e nel sud-est con i jihadisti nigeriani di Boko Haram. Per gli analisti «il nuovo presidente, Mohamed Bazoum, ha promesso di mettere al primo posto la lotta contro il terrorismo durante il suo mandato, una sfida che purtroppo sembra difficile da affrontare soprattutto a causa della corruzione di numerosi funzionari pubblici».
<+RIPRODUZ_RIS>