martedì 18 luglio 2023
Erdogan: alla fine troveranno una intesa Dura reazione di Washington: «Un atto di crudeltà». Ma Oxfam accusa: in realtà quel grano non è mai arrivato, come promesso, ai Paese poveri
Una nave nigeriana attende di terminare i controlli al porto di Istanbul per portare via il carico di grano

Una nave nigeriana attende di terminare i controlli al porto di Istanbul per portare via il carico di grano - Reuters

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Alla fine la Russia ha scelto di fare saltare il banco. L’accordo sul grano, in scadenza proprio oggi, non sarà rinnovato. A dichiararlo è stato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. A determinare la decisione di interrompere il patto stretto il 22 luglio grazie alla mediazione della Turchia, è stata la mancata attuazione delle condizioni richieste da Mosca. «Gli accordi del Mar Nero hanno cessato di essere validi oggi – ha detto Peskov –. Come ha detto in precedenza il Presidente della Federazione Russa, il termine scade il 17 luglio. Purtroppo la parte riguardante la Russia di questi accordi del Mar Nero non è stata ancora attuata, quindi la sua validità è terminata. Non appena la parte russa degli accordi sarà soddisfatta, la parte russa tornerà immediatamente all'attuazione di questo accordo. Di fatto, questa è la situazione». Insomma, o si sta alle condizioni di Mosca oppure salta tutto. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha dichiarato che la decisione del Cremlino è già stata notificata alla Turchia come parte mediatrice e alle Nazioni Unite, garanti del rispetto dell’accordo, spiegando che è «definitiva».

La portavoce ha puntato anche il dito contro lo stesso Segretario generale dell’Onu, che sarebbe colpevole di non aver vigilato sulla violazione delle clausole dell’accordo. In particolare, quello che infastidisce la Russia e su cui sta cercando di trattare, è il blocco di export di ammoniaca, di cui è uno dei maggiori esportatori a livello mondiale e che è fondamentale per la produzione di determinati tipi di fertilizzanti.

Oltre a questo, ci sono le difficoltà a effettuare transazioni finanziarie a causa delle sanzioni e i maggiori costi che comportano. Ostacoli che la Russia vorrebbe vedere rimossi, insieme con la ripresa delle forniture di macchine agricole e pezzi di ricambio. Ma rimuoverli equivarrebbe ad alleggerire le sanzioni che pesano sul Paese a causa della guerra in Ucraina e questo è sempre stato fuori discussione.

Il mancato rinnovo in qualche modo era nell’aria. Già a marzo la Turchia aveva faticato a strappare il consenso del Cremlino. Ma per la comunità internazionale rimane una doccia fredda e un grosso problema da risolvere. Venerdì scorso, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato che la Russia aveva deciso di prorogare l’intesa sul grano di altri due mesi. Ancora una volta, il peggio sembrava essere stato evitato. Ma era troppo presto per cantare vittoria. Adesso le condizioni dentro e fuori il campo di battaglia sono diverse. Ma Erdogan ieri restava ottimista, dicendosi convinto «che Putin voglia portare avanti l’accordo».

Ora, rispetto a marzo, la controffensiva ucraina è iniziata. Il numero uno di Ankara ha accettato di rimuovere il veto sulla Svezia per il suo ingresso nella Nato. Tutta questa sommatoria di fattori ha indotto la Russia a utilizzare l’unica arma efficace che le resta: il ricatto.

La reazione della comunità internazionale non si è fatta attendere. Gli Stati Uniti, tramite l’ambasciatore alle Nazioni Unite, hanno definitivo lo stop russo all’export di grano «un atto di crudeltà». Il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha messo in guardia sul fatto che la mossa della Russia «la pagheranno milioni di esseri umani». Pesante anche il giudizio della Ue. In un tweet, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di una «mossa cinica da parte della Russia», sottolineando che Bruxelles sta lavorando «per garantire la sicurezza alimentare per le persone vulnerabili in tutto il mondo. I corridoi di solidarietà Ue continueranno a portare i prodotti agroalimentari dall’Ucraina ai mercati globali».

Ma la reazione più dura arriva da Kiev. Il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba ha avvertito che i prezzi saliranno ovunque e che Mosca ha agito sapendo perfettamente quali sarebbero state le conseguenze del suo gesto. Il presidente Zelensky ha rassicurato dicendo che l’export del grano andrà avanti anche senza Mosca. Ma i canali che collegano alla Polonia non bastano. E il Mar Nero non è un’opzione.


Ma Oxfam accusa: in realtà quel grano non è mai arrivato, come promesso, ai Paese poveri LEGGI QUI


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