Un vigile del fuoco al lavoro per spegnere l'incendio dopo il raid russo a Odessa: un civile è morto nell'attacco - REUTERS
La rappresaglia è arrivata alla vigilia del 9 maggio, il “Giorno della Vittoria” sovietica contro le forze naziste che Vladimir Putin ostenta a suon di parate e colpi di mortaio contro l’Ucraina accusata d’essere un covo di nostalgici hitleriani. Anche a costo di bombardare la Croce Rossa. Temendo nuovi attacchi all’interno dei propri confini, la Russia celebrerà in sordina la ricorrenza. Mentre a Kiev l’annuale “Giornata dell’Europa” vedrà tornare oggi nella capitale Ursula von der Leyen, che ribadirà «il sostegno all’Ucraina – spiegano da Bruxelles – mentre conduce una guerra difensiva contro la Russia».
Più di 20 edifici danneggiati ieri in tutta l’Ucraina. Specialmente a Odessa, che periodicamente torna nel mirino degli ordigni volanti. Alcuni missili hanno colpito il deposito della Croce Rossa ucraina dove, confermano ad Avvenire diverse fonti della Croce Rossa internazionale sul posto, si trovavano esclusivamente cibo e materiali di assistenza e soccorso. I capannoni sono andati completamente distrutti. Almeno una persona è morta nell’attacco alla Croce Rossa, due sono rimaste gravemente ferite. Un’aggressione deliberata contro la principale agenzia umanitaria che in questi mesi ha consentito di salvare centinaia di vite e portare aiuti nelle zone più esposte ai combattimenti.
L’amministrazione militare di Kiev ha dichiarato che i rottami di un drone si sono schiantati su una pista dell’aeroporto di Zhuliany. I detriti di un altro velivolo hanno danneggiato anche un edificio a due piani nel quartiere centrale di Shevchenkivskyi. Le truppe russe hanno attaccato a vasto raggio, colpendo infrastrutture civili e turistiche non solo a Odessa, ma anche nel distretto di Bilhorod-Dnistrovskyi, al confine con la Moldavia e a pochi tornanti dalla Transnistria controllata da Mosca. Missili e droni killer hanno distrutto una ventina di abitazioni private in una zona turistica e danneggiato cinque basi militari ucraine. La Croce Rossa ha sospeso le operazioni mentre ancora la regione veniva bersagliata dal lancio di missili “Kh-22” da parte dei bombardieri russi e le unità navali della flotta russa hanno lanciato almeno tre dozzine di droni “Geran-2” e “Shahed-136” di fabbricazione iraniana indirizzati proprio sul sud dell’Ucraina e Verso Kiev. Secondo le forze armate ucraine 36 velivoli senza pilota sono stati intercettati e distrutti dalla contraerea.
Tensioni che hanno fatto ribadire alla Farnesina, come da un anno a questa parte, l’appello rivolto agli italiani affinché lascino il Paese. A Energodar, nella regione di Zaporizhia, le attività della centrale nucleare sono state interrotte. Ancora una volta le versioni divergono. Kiev accusa Mosca di mettere in pericolo l’impianto. La Russia sostiene di aver fermato le operazioni temendo «provocazioni» da parte delle forze ucraine. «La situazione generale intorno alla centrale sta diventando sempre più imprevedibile e potenzialmente pericolosa», ha affermato Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu (Aiea). Dalla regione le forze russe hanno evacuato negli ultimi giorni circa 1.700 persone. Segno che l’area potrebbe presto tornare sotto fitti scambi di colpi. «Dobbiamo agire ora – ha ribadito Grossi – per prevenire la minaccia di un grave incidente nucleare e le relative conseguenze».
Come già avvenuto il 9 maggio 2022, quando la Russia non riuscì a dichiarare la presa di Mariupol, conquistata poi nelle settimane successive, stavolta il trofeo che manca ancora al Cremlino è quel che rimane di Bakhmut. La settimana scorsa fondatore della compagnia Wagner, Yevgeny Prigozhin, aveva minacciato il ritiro dei suoi mercenari a causa delle mancate munizioni da Mosca. Com’era prevedibile Prigozhin ci ha ripensato. Resterà a Bakhmut perché arriverà l’equipaggiamento richiesto. «L’operazione “Tritacarne Bakhmut” del gruppo Wagner è stata completata – ha spiegato –. È stata progettata principalmente non per prendere l’insediamento di Bakhmut, ma per “macinare” le unità delle forze armate ucraine e organizzare una tregua per l’esercito russo, consentendogli di ripristinare la sua capacità di combattimento».