lunedì 11 novembre 2019
La svolta dopo che l'esercito gli ha chiesto di lasciare. Nelle proteste finora ci sono stati 3 morti e 500 feriti. Morales: «Non scappo. Essere indigeno, cocalero e di sinistra è il nostro peccato»
Proteste, Morales si dimette. Il Papa: preghiamo per i boliviani
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Morales ha accettato l'asilo politico offertogli dal Messico. Anche il Paraguay gli aveva offerto asilo. A bordo dell'aereo che lo conduce a Città del Messico, il 12 novembre, ci sono anche il figlio e l'ex vicepresidente Alvaro Garcia.

Dopo settimane di proteste contro il risultato delle elezioni del 20 ottobre e la contestata autoproclamata vittoria del presidente uscente, la crisi in Bolivia sembra alla svolta: Evo Morales si è dimesso ieri dalla presidenza e ha lasciato con un aereo la capitale La Paz. L'ormai ex presidente si è rifugiato a Chimorè, nel dipartimento di Cochabamba. Fonti giornalistiche locali, vedendo il presidente imbarcarsi dopo la richiesta dei vertici militare di lasciare l'incarico, avevano ipotizzato che stesse abbandonando il Paese. Da Chimorè l'annuncio delle dimissioni, motivate con l'«obbligo di operare per la pace». Poche ore prima Morales aveva detto che si sarebbe tornati a votare.

Ieri il Papa all'Angelus ha invitato a pregare per la Bolivia esortando i boliviani ad attendere «i risultati del processo di revisione delle elezioni» in «un clima di pace e serenità».

I governi di Argentina, Cuba e Venezuela hanno definito un colpo di Stato i fatti che hanno portato alle dimissioni di Morales.

Sono stati arrestati, con l'accuse di brogli elettorali, l'ex presidente e l'ex vicepresidente del Tribunale supremo della Bolivia. I due, che avevano già rassegnato le dimissioni, stavano cercando di lasciare La Paz. Altre 34 autorità elettorali sono state arrestate in tutto il Paese.

Morales: cacciato perché indigeno e antimperialista

«Non ho ragioni - ha detto Morales - per scappare, dato che non ho rubato nulla. Il mio peccato è essere indigeno, dirigente sindacale, "cocalero", antimperialista e di sinistra». E se «capiterà qualcosa a me e a (al vicepresidente dimissionario Alvaro) Garcia Linera, sarà colpa di (Carlos) Mesa e Luis Ferdinando Camacho», ha avvertito citando il leader dell'opposizione, e sfidante di Morales alle presidenziali, e il leader del Movimento dei comitati civici.

Come annunciato dallo stesso Morales, contro di lui è stato spiccato un mandato di arresto. «I militari - ha esultato su Twitter Camacho - gli hanno tolto l'aereo presidenziale e lui è nascosto nel Chapare, e lo cercano! Giustizia!». Ma il capo della polizia ha smentito che l'ex presidente sia ricercato dalle forze dell'ordine.

Migliaia in piazza, disordini e incendi

L'annuncio del capo dello Stato non ha avuto l'effetto di calmare le proteste che da tre settimane sconvolgono la vita dei boliviani toccando anche la polizia, in parte ammutinatasi, e causando finora tre morti e centinaia di feriti.

Disordini sono scoppiati nella notte a La Paz e a El Alto, una città vicino alla capitale boliviana. Molti autobus sono stati bruciati, alcune abitazioni assaltate. I media hanno mostrato 15 autobus in fiamme nel centro di manutenzione comunale a La Paz. Il leader di un collettivo che contesta Morales, Waldo Albarracin, ha detto che la sua casa è stata incendiata e distrutta da «una folla» di membri del Movimento per il Socialismo (Mas), il partito dell'ex presidente. Albarracin, rettore dell'Università Statale di La Paz, ha pubblicato su Twitter il video della sua casa in fiamme. Anche una presentatrice della Televisione Universitaria, Casimira Lema, ha detto che la sua casa è stata incendiata. L'abitazione di un ex ministro, Juan Ramon Quintana, è stata saccheggiata e sono stati portati via tutti i suoi documenti, ha detto lo stesso Quintana alla televisione.

Il Papa: preghiamo per la Bolivia

All'Angelus di ieri, papa Francesco ha parlato della situazione in Bolivia. «Desidero affidare alle vostre preghiere - ha detto - anche la situazione dell'amata Bolivia. Invito tutti i boliviani, in particolare gli attori politici e sociali, ad attendere con spirito costruttivo, e senza alcune previe condizioni, in un clima di pace e serenità, i risultati del processo di revisione delle elezioni, che è attualmente in corso».

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