Inbar Segev-Vigder, la giovane mamma uccisa nell'attentato a Jaffa (Tel Aviv) che ha salvato il suo piccolo Ari, di nove mesi, proteggendolo con il suo corpo - ANSA
«Il miracolo è che nostro figlio ne sia uscito salvo, senza un graffio. Era coperto di sangue, ma vivo». Yaari è il marito di Inbar Segev-Vigder, 33 anni: la giovane mamma è una delle sette vittime dell’attentato di martedì sera a Jaffa (Tel Aviv). Era alla fermata della metro leggera con il suo piccolo Ari, nove mesi, nel marsupio, proprio come nella foto. I due terroristi le hanno sparato addosso, come hanno sparato a tutti gli altri, anche infierendo sulle persone già a terra. Inbar ha protetto il piccolo con il suo corpo, salvandolo.
Insieme a quello di Inbar, sono stati diffusi i nomi di altre cinque delle sette persone uccise: Revital Bronstein, 24 anni, Ilia Nozadze, 42 anni, Shahar Goldman, 30 anni, Nadia Sokolenco, 40 anni, e Jonas Chrosis, 26 anni. Sono rimaste ferite altre 16 persone, alcune gravemente, e un cane.
Hamas ha rivendicato l'attacco, fornendo i nomi dei due terroristi: Mohammad Mesek e Ahmed Himouni. I due arabi erano arrivati da Hebron, in Cisgiordania. Non avevano un permesso per stare in Israele. Uno di loro si era appuntato sulla maglietta il fiocco giallo simbolo degli ostaggi, per ingannare i controlli di sicurezza. Proprio in quei momenti, le sirene risuonavano in tutta Tel Aviv per la raffica di 180 missili lanciati dal regime iraniano contro il Paese. Le telecamere si sicurezza della zona li mostrano uscire da una moschea, attaccare i passanti su Jerusalem Boulevard, salire su un vagone della metro e poi scenderne aprendo il fuoco. Uno di loro è stato colpito da una guardia presente sul posto. L’altro è stato ucciso da un giovane 30enne di Jaffa: Lev Kreitman. Il 7 ottobre era al Nova Festival e riuscì a sopravvivere al massacro di Hamas. Nei mesi successivi aveva prestato servizio come riservista a Gaza, nella zona di Khan Yunis: ingegnere, seguiva in particolare le operazioni di smantellamento dei tunnel. Martedì sera era appena uscito di casa: aveva il frigio vuoto, voleva andare a comperarsi qualche cosa da mangiare. Ha visto i terroristi. Alcune persone erano accasciate, ferite. Lev ha reagito. Nei video che hanno fatto il giro del mondo lo si vede, maglietta rosa e infradito, prendere la mira, e sparare. «Ho fatto quello che potevo», ha detto. È considerato un eroe.
Lev Kreitman, il giovane sopravvissuto alla strage di Hamas del 7 ottobre, che ha prestato servizio come riservista a Gaza e martedì sera ha ucciso uno dei terroristi della strage di Jaffa - ANSA