Migranti sbarcati in Calabria (Ansa)
Un vertice straordinario e informale ristretto sulla gestione dei migranti si terrà a Bruxelles domenica per preparare il Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno. Al vertice è prevista la partecipazione dei leader di Italia, Francia, Germania, Spagna, Grecia, Bulgaria e Austria.
«Piattaforme di approdo regionali» per migranti irregolari fuori dall’Ue, dove effettuare poi l’identificazione e individuare chi ha diritto all’asilo e chi invece deve essere rimpatriato, alleggerendo la pressione sui porti dei Paesi dell’Unione di prima linea. L’idea aleggiava da giorni, adesso campeggia nella bozza delle conclusioni che dovranno approvare i leader dei Ventotto al vertice Ue della prossima settimana. A prepararla è stato il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ma, raccontano, l’idea è soprattutto della Commissione Europea, che da tempo è in stretto contatto con le agenzie Onu e in questi giorni ha tessuto una fitta rete diplomatica con gli Stati Ue. Secondo indiscrezioni, una delegazione della Commissione due giorni fa ha incontrato collaboratori del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ne ha parlato anche con la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron. Oggi Tusk vede a Roma il premier Giuseppe Conte. «Bisogna intensificare ulteriormente gli sforzi per fermare i trafficanti che operano dalla Libia – recita la bozza (che però di qui al 28 giugno potrà cambiare) –, l’Ue continuerà a stare al fianco dell’Italia».
Ed è qui che compare l’idea: «Per stabilire un quadro più prevedibile per gestire quanti si mettono in mare e sono salvati nel quadro di operazioni di ricerca e salvataggio, il Consiglio Europeo sostiene lo sviluppo del concetto di piattaforme di approdo regionali in stretta cooperazione con l’Acnur (l’Alto commissariato Onu per i rifugiati ndr) e l’Oim (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ndr). Tali piattaforme dovrebbero consentire procedure rapide per distinguere tra migranti economici e quelli che hanno bisogno di protezione, e ridurre gli incentivi a imbarcarsi in viaggi pericolosi». L’idea è un meccanismo di natura collaborativa e volontaria, che consentirebbe approdi sicuri e prevedibili per chi viene salvato in mare, anche in porti fuori Ue, in modo da ridurre la pressione sulle nazioni dell’Unione in prima linea. Là sarebbero poi registrati i migranti e individuati quanti hanno bisogno di tutela, da reinsediare in Europa, e quanti invece devono essere rimpatriati. Alla base è quanto è già in atto in Libia. Acnur e Oim sono già presenti nei punti di approdo del Paese, dove la guardia costiera libica porta i migranti salvati in mare, e si occupano di identificazione e registrazione.
I migranti vengono poi trasferiti in centri detentivi dalle autorità libiche, ma le due agenzie Onu, ha annunciato ieri Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Acnur per il Mediterraneo centrale, hanno ormai quasi completato un proprio centro a Tripoli da mille posti, cofinanziato dall’Ue, soprattutto per le persone più vulnerabili, destinate al reinsediamenti in Europa, gli altri vengono incoraggiato ai rimpatri volontari. Si tratterebbe di estendere questo modello ad altri Stati extra-Ue, si pensa a Tunisia o Algeria, anche se non sarà facile trovare un Paese disponibile. Una cosa è chiara: l’idea della bozza è del tutto diversa da quella del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che insieme ai danesi ha parlato di centri extra Ue in cui rimandare migranti irregolari o in cui si possano fare domande d’asilo (Kurz parlava di Albania). «Conoscete per caso qualche Paese che desidera ospitare un centro del genere?», ha detto in proposito il commissario alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, una frase che inizialmente era invece sembrata riferita alla bozza di Tusk. Bozza che affronta anche la questione degli spostamenti di richiedenti asilo da uno Stato Ue all’altro, al centro della durissima polemica all’interno del governo tedesco. «Movimenti secondari tra Stati membri – si legge - mettono a rischio l’integrità del sistema di asilo.
Gli Stati membri dovrebbero prendere tutte le misure legislative e ammi-nistrative necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra loro». È chiaro in effetti sempre più che sulla migrazione si gioca il futuro di Schengen e della stessa Ue. «Se non possiamo proteggere le nostre frontiere – ha detto ieri il cancelliere Kurz – sarà la fine dell’Europa».
Trovare l’intesa non sarà facile, anche perché l’Italia insiste per una ridistribuzione di richiedenti asilo, avversata dai Paesi dell’Est. Ieri, anzi, il premier ungherese Viktor Orban ha ulteriormente blindato il suo rifiuto: oggi al Parlamento di Budapest la maggioranza del suo partito, Fidesz (che copre i due terzi dei seggi), approverà una modifica della Costituzione inserendovi il divieto di accoglienza di migranti economici irregolari.