La Saipem 1200, nave affittata dall'Eni (Ansa)
La Saipem 12000 ha lasciato le acque di Cipro. La nave affittata dall'Eni per l’esplorazione nelle acque intorno all’isola, bloccata dal 9 febbraio scorso, «è stata costretta a tornare indietro», dopo essere stata ieri mattina intercettata e minacciata di speronamento da cinque navi della Marina turca, mentre tentava di dirigersi verso il Blocco 3 nelle acque della Zona economica esclusiva di Cipro.
L’imbarcazione potrebbe essere diretta in Marocco in attesa che la situazione diplomatica tra Cipro Sud e Nord si sblocchi. Ankara intende difendere le pretese dei turco ciprioti per una quota delle risorse energetiche, nonostante le rassicurazioni della parte greco-cipriota che ha affidato a Eni il compito di esplorare alla ricerca di idrocarburi in una “Zona economica esclusiva” a sud dell’isola.
La decisione di Eni di spostare l’imbarcazione era nell’aria. Secondo alcune stime circolate sui media internazionali, il blocco costava alla compagnia petrolifera italiana 600mila dollari al giorni. «L’impatto – ha detto l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi – è che dovevamo fare questo pozzo e stiamo aspettando». E anche se la Saipem 12000 è destinata a lasciare le acque a largo di Limassol, il capo azienda ha intenzione di riportarla indietro al più presto. «Siamo abituati a possibili contenziosi, non siamo andati via dalla Libia o da altri Paesi dove c’erano situazioni complesse», ha dichiarato Descalzi, l’eventuale fuga «è l’ultima delle preoccupazioni».
Per il ministro dell’Energia cipriota, George Lakkotrypis gli sforzi diplomatici, in particolare da parte dell’Unione Europea, non hanno finora permesso di superare lo stallo. «Abbiamo fatto un ultimo tentativo, ma un’intesa non è stata possibile a causa della posizione della Turchia».