Dice di voler fare della Francia «la prima potenza europea entro dieci anni», grazie al risanamento del debito pubblico e con riforme “alla tedesca”. Diplomaticamente, invece, è pronto a patteggiare con Mosca per risolvere la crisi siriana e contribuire a pacificare il Medio Oriente. Ma in attesa delle prossime tappe nella corsa all’Eliseo, il neogollista François Fillon, 62 anni, è già l’uomo che pare aver chiuso definitivamente l’“era Sarkozy”, costringendo domenica l’ex presidente (2007-2012) al ritiro dalla scena politica, dopo avergli inflitto una sonora lezione al primo turno delle primarie del centrodestra. Il sorprendente Fillon, giunto come un tornado avvistato dai sondaggisti solo al termine della campagna, parte adesso largamente favorito nel ballottaggio di domenica prossima contro l’attuale sindaco di Bordeaux, il 71enne Alain Juppé.
In queste ore, i francesi si chiedono già quale sarà il posizionamento del Paese sotto un’eventuale presidenza Fillon: uno scenario che i politologi non giudicano più improbabile, tanto il risultato di domenica pare figlio pure della forte ondata di delusione lasciata nel Paese dall’attuale legislatura guidata dal presidente socialista François Hollande. E secondo le alchimie transalpine del consenso, Fillon sembra pure un possibile “antidoto” efficace contro il rischio di un trionfo dell’ultradestra xenofoba e antieuropea guidata da Marine Le Pen (Fronte Nazionale). In chiave continentale, il candidato neogollista si è mostrato critico nei confronti della linea tedesca di grande accoglienza dei migranti ed ha appena pubblicato il volume “Vincere il totalitarismo islamico”: un titolo che sta probabilmente intercettando le paure di un Paese traumatizzato dal terrorismo. Domenica sera, al momento della consacrazione, ha dichiarato senza trionfalismi: «Si è liberata una potente dinamica. Sono sostenuto da coloro che vogliono risollevare la Francia e che accettano di dire la verità».
Personaggio noto come tendenzialmente taciturno, è al contempo capace di colpire all’improvviso con frasi ad effetto sfoderate come zampate graffianti. Da ex premier dell’era Sarkozy e già allora in dissonanza con quest’ultimo, aveva sorpreso tutti, a proposito del debito pubblico, dichiarando che «la Francia è a un passo dalla bancarotta». Mentre nelle ultime settimane, per mettere alle corde lo stesso Sarkozy, ha lanciato un’altra frase che si è impressa nella coscienza collettiva: «Chi potrebbe immaginare un solo istante il generale de Gaulle inquisito?». L’“esemplarità” delle personalità politiche è uno dei cavalli di battaglia di Fillon, finora mai nel mirino della giustizia. Mentre a livello economico, da ardente sostenitore del liberismo e nemico del colbertismo, prescrive una “cura da cavallo” alla tedesca per rilanciare il motore produttivo del Paese: forti sgravi fiscali alle imprese, tramonto delle 35 ore, tempi più lunghi per andare in pensione, almeno mezzo milione di posti statali in meno.
Rispetto agli altri "big" neogollisti, Fillon è più esplicito nel dirsi ispirato dai valori cristiani. In proposito, sui temi etici, promette battaglia contro l’utero in affitto e si dichiara pronto ad emendare la legge Taubira sulle nozze e adozioni gay, per far valere «il principio che un bambino è sempre il frutto di un padre e di una madre».
Nel corso della campagna delle primarie e in particolare nei tre dibattiti televisivi accanto agli altri candidati, ha colpito il suo sangue freddo. Per il Figaro, è un «candidato di sintesi, più deciso di Juppé e più calmo di Sarkozy, incarnazione di una destra tranquilla». Come quasi tutti gli altri presidenti della Quinta Repubblica (ad eccezione di Sarkozy), viene dalla “Francia profonda”, ovvero la parte del Paese oggi più spaventata dalle sfide della globalizzazione, tanto da finire attirata dal voto anti-sistema.
Grande appassionato di motori e in materia per nulla sciovinista, Fillon ha corso nella celebre 24 ore di Le Mans a bordo di una Ferrari e in altre competizioni al volante di Alfa Romeo. Padre di ben 5 figli, si è sposato religiosamente in Galles, terra natale della moglie, rimasta a lungo nell’ombra della scena politica, prima di fare una tardiva apparizione nelle ultime settimane.