Rifugiati del Tigray in fila per il cibo in un campo in Sudan - Ansa
L'Unione Africana ci riprova. Nonostante l’offensiva dell’esercito federale di Addis Abeba e degli alleati eritrei in corso nello Scirè, ha riconvocato i colloqui di pace il 24 ottobre in Sudafrica per cercare di porre fine alla guerra in Tigrai iniziata quasi due anni fa. Lo ha reso noto il governo etiope riconfermando l’impegno a partecipare.
La prima convocazione dell’Unione Africana dei belligeranti attorno a un tavolo agli inizi del mese era stata rinviata a data da destinarsi. Ed era stata seguita da una ondata di bombardamenti e dall’intensificarsi del conflitto sul nord della regione etiope, al confine con l’Eritrea.
Bombardamenti che sarebbero stati condotti anche con droni iraniani, come viene confermato per la prima volta dal dipartimento di Stato americano. Il quale accusa Teheran di aver venduto all’Etiopia i droni armati nell’estate 2021 in violazione di una risoluzione del Concilio di sicurezza Onu. Tra novembre e dicembre dello scorso anno, i velivoli senza pilota hanno ribaltato l’esito del conflitto colpendo le truppe tigrine in avanzata verso Addis Abeba e diversi obiettivi civili in Tigrai.
Nella regione, la situazione umanitaria, dopo due anni di violenze e blocco degli aiuti, è descritta come catastrofica. Secondo il tigrino più famoso, il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus, migliaia di persone sono state uccise e oltre due milioni sono sfollati. Tedros ha dichiarato che resta «pochissimo tempo per evitare un genocidio, il mondo non sta prestando abbastanza attenzione».
La Bbc ha inoltre scoperto che circa 2.450 bambini gravemente malnutriti sono morti dallo scorso anno nella regione etiope. Nei tre anni precedenti il conflitto, erano morti in totale 508 bambini gravemente malnutriti. I medici tigrini ritengono che la cifra reale sia ancora più alta, perché la maggior parte dei bambini non riesce a raggiungere gli ospedali a causa del conflitto e della mancanza di carburante per i trasporti.
Proprio le critiche espresse nelle omelie all’intervento delle truppe eritree in Tigrai spiegherebbero l’arresto clamoroso avvenuto il 15 ottobre scorso all’Asmara del vescovo cattolico di Segheneiti Fikremariam Hagos e di due sacerdoti. Ma nulla trapela dal paese più sigillato d’Africa sulle condizioni dei religiosi e il sacerdote di origine asmarina Mosé Zerai non nasconde la preoccupazione per l’accaduto. «Non sappiamo nulla sulle motivazioni di questo arresto, non se ne capiscono le ragioni». Human rights watch ieri ha chiesto ancora una volta sanzioni globali per Etiopia ed Eritrea.