Una polvere arancione avvolge le città, mentre i granelli di sabbia inceppano il respiro. Non vedi nulla oltre i 400 metri: senti solo il rumore delle macchine che procedono a passo d’uomo. Una cortina di sabbia è calata oggi sull’Iraq, la nona da inizio aprile. Anche stavolta centinaia di persone sono finite in ospedale per problemi respiratori. La visibilità in città è ridotta, la guida sulle strade impossibile. I voli sono bloccati e gli uffici governativi chiusi (a eccezione della regione del Kurdistan).
Da inizio aprile si contano 10mila ricoverati per insufficienza respiratoria (e un morto). Le tempeste di sabbia stagionali non sono una novità in Iraq, si tratta di fenomeni comuni in un terreno desertico: in estate lo shamal soffia in pianura da nord ovest e colora d’arancione il cielo sopra Baghdad. Esperti e funzionari però stanno lanciando l’allarme per l’eccessiva frequenza: l’intensa siccità e le scarse precipitazioni le stanno esacerbando.
Si prende troppa acqua dal Tigri e dall’Eufrate, si costruiscono tante dighe e il pascolo è eccessivo. La Banca Mondiale avverte che di questo passo l’Iraq potrebbe subire un calo del 20% delle risorse idriche. Un dramma soprattutto per la tenuta dell’agricoltura, dove la metà dei raccolti – denunciano gli agricoltori – rischia di andare distrutta.