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È stata la mamma di Neha Paswan, appena diciassette anni, a denunciare i nonni e gli zii che le hanno ucciso la figlia perché indossava i jeans.
Nel caso di Neha il movente degli assassini è stata la determinazione della ragazza a voler indossare i jeans. Da tempo la parte più retrograda della sua famiglia, i nonni e gli zii, insistevano perché Neha indossasse il sari tradizionale, anziché i pantaloni, e la scorsa settimana la situazione è degenerata.
La donna manda quindi alcuni parenti a controllare che Neha sia nelle mani dei dottori ma della diciassettenne non c'è traccia. Il giorno dopo Shantukala Devi sente che un corpo sta penzolando dal ponte sul fiume Gandak, che attraversa la regione, e quando accorre si accorge che si tratta di sua figlia. L'autopsia ha rivelato che la ragazza aveva avuto il cranio spaccato dalle bastonate.
Verranno puniti adeguatamente gli assassini della ragazza? Benché la polizia abbia incriminato per la sua morte dieci persone, tra le quali i nonni e gli zii e le zie, e quattro persone, tra le quali i nonni e uno zio, siano già stati arrestati il dubbio è lecito. Spesso le pene sono inadeguate e riflettono una società dove la vita delle donne non ha alcun valore.
Il padre di Neha, Amarnath Paswan, che lavorava via da casa per guadagnare i soldi per far studiare la figlia, è tornato dopo la tragedia mentre la mamma ha spiegato che Neha voleva diventare poliziotta ma "i suoi sogni adesso non diventeranno mai realtà".
L'ennesima tragica vicenda di un'India che lotta contro il persistere di una cultura patriarcale e violenta, sta facendo il giro del mondo. La rete pullula di video che, purtroppo inutilmente, denunciano questi episodi inaccettabili e ricevono commenti indignati. Le associazioni contro la violenza sulle donne denunciano che la Polizia arresta i presunti colpevoli, spesso con ritrosia; ma
che, altrettanto spesso, li rilascia dopo poco, senza processo o condanna.