martedì 19 ottobre 2021
Sciopero nell'isola dopo il rapimento di 16 cittadini statunitensi e un canadese di Christian Aid. Il Fbi collabora alle ricerche. Sospetti sulla gang «400 Mawzoo»
Un blocco stradale ad Haiti messo in atto per protesta contro i rapimenti dei missionari sull'Isola. Una moto fa lo slalom per superarlo

Un blocco stradale ad Haiti messo in atto per protesta contro i rapimenti dei missionari sull'Isola. Una moto fa lo slalom per superarlo - Reuters

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Haiti si è fermata. Le strade di Port-au-Prince, normalmente congestionate di veicoli e di venditori di qualunque tipo di marcanzia, erano vuote ieri. Scuole e negozi sono rimasti chiusi. Una capitale fantasma di un Paese fantasma. Non per un solo giorno. L’agonia dell’isola va avanti da mesi se non da anni. Lo sciopero ha solo squarciato il logoro velo di quotidianità dietro cui si nasconde il mondo per non vedere. Stavolta, però, non può farlo. Ad essere rapiti, sabato sera, nel sobborgo di Ganthier sono stati sedici cittadini statunitensi e un canadese – sette donne, cinque uomini e cinque bimbi, di cui uno di due anni. Tutti missionari del Christian Aid, organizzazione fondata in Millersburg, in Ohio, da comunità mennonite e Amish e presente da decenni ad Haiti, dove ha avviato numerosi progetti caritativi.
Il gruppo è stato sequestrato proprio mentre visitava un orfanotrofio, appena fuori da Port-au-Prince. La zona era da tempo off-limits, perché territorio della “400 Mawzoo”, la più potente delle settantasei bande proliferate nella capitale a causa degli ultimi anni di paralisi politica e caos istituzionale. Insieme ai rapimenti a scopo di estorsione, diventati quotidiani.

Tra gennaio e settembre, il Centro di analisi e ricerca per i diritti umani (Cadrh) ne ha contato 628. E quelli non registrati sono molti di più. Tutti sono a rischio: non solo i pochissimi benestanti ma anche autisti, ambulanti, lustrascarpe, il cui riscatto consiste in qualche spicciolo, del cibo, un tavolo o una seria.

Il rapimento di massa di sabato, però, ha implicato una logistica più complessa. Per questo, pur in mancanza di una rivendicazione ufficiale, i sospetti ricadono sulla “400 Mawzoo”, guidata dal super-ricercato Wilson Joseph alias “Lanmo Sanjou” (non sai quale giorno arriverà la morte in creolo), protagonista del salto di qualità criminale, con il sequestro, lo scorso dodici aprile, dei dieci cattolici, tra laici, suore e sacerdoti, a Croix-des-Bouquets.

Con quel gesto plateale, la banda ha infranto il tabù dell’inviolabilità dei missionari, che godono di grande rispetto fra la popolazione. Anzi, la gang ha iniziato a “puntare” proprio questi ultimi, la cui cattura è in grado di suscitare ancora scalpore nel mezzo dell’epidemia di sequestri nazionale. E che può garantire un pagamento sostanzioso. La banda infatti ha chiesto un milione di dollari per ciascuno degli ostaggi, per un totale di 17 milioni di dollari, fa sapere un alto funzionario haitiano.

Stavolta, inoltre, i malviventi hanno alzato ulteriormente il tiro, accanendosi sugli statunitensi, a pochi giorno dalla promessa Usa di un aiuto da 15 milioni di dollari per addestrare la polizia nella lotta ant-gang. Washington ha subito inviato il Fbi per collaborare alle ricerche con quel che resta delle autorità locali. Già da anni in emergenza economica e politica, il Paese più povero dell’emisfero occidentale ha subito un tracollo in seguito all’omicidio del presidente Jovenel Moïse a luglio e il caos della successione. A questo si è sommato il sisma del 14 agosto che devastato l’area sud-occidentale dell’isola. Il risultato è l’attuale anarchia, in cui l’unico potere effettivo – grazie ad armi e violenza – lo esercitano le bande. Lo sciopero di ieri è nato da questo mix di disperazione e rabbia. Una muta richiesta di aiuto al mondo per riuscire a sopravvivere.




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