Quando mancano ormai venti
giorni al voto politico in Grecia, che rischia di avere
imprevedibili conseguenze sull'Eurozona, la breve campagna
elettorale ellenica si surriscalda, archiviate le festività
natalizie. Il tutto nel segno della massima incertezza: il
partito della sinistra radicale Syriza resta infatti in testa ai
sondaggi d'opinione, come ormai da mesi, ma il suo vantaggio sui
conservatori di Nea Dimokratia si assottiglia.
È quanto emerge dai risultati del sondaggio d'opinione
condotto dalla società Rass, per conto del quotidiano
"Eleftheros Typos". Un sondaggio che contiene anche un altro
messaggio rilevante, nel bel mezzo della bufera di affermazioni
e smentite da Berlino e Bruxelles sulla possibilità di un'uscita
di Atene dall'Euro: il 74,2% degli intervistati dice No alla
cosiddetta 'Grexit' e al ritorno alla dracma.
In base al rilevamento Syriza, visto da molti osservatori
interni ed esteri come un rischio per la permanenza greca
nell'Eurozona, ottiene il 30,4% delle preferenze contro il 27,3%
di Nea Dimokratia. Al terzo posto si trova il Partito Comunista
di Grecia (Kke) con il 4,8%. Seguono To Potami (Il Fiume,
formazione politica di centro-sinistra) con il 4,7%, il partito
filo-nazista Chrysi Avghi (Alba Dorata) con il 3,8% e il Pasok
(socialista) con il 3,5%. Alla domanda su chi sarebbe il miglior
primo ministro al momento per la Grecia, il 41% ha però indicato
l'attuale capo del governo Antonis Samaras, contro il 33,4% che
ha espresso una preferenza per Alexis Tsipras, leader di Syriza.
E il leader della sinistra preme sull'acceleratore e sfida
ancora una volta Samaras a tenere un dibattito in tv: "Abbiamo
un obbligo verso la Storia. Serve un dibattito televisivo
pubblico, chiaro e aperto, di fronte al nostro giudice ultimo:
il popolo greco", ha affermato Tsipras. "Le elezioni del 25
gennaio sono forse le più decisive della nostra storia moderna.
Il popolo greco, dopo quattro anni di sacrifici senza fine, deve
scegliere tra due strategie diametralmente opposte. E nonostante
il breve processo elettorale, gli elettori vogliono conoscere
tutte le nostre proposte, argomenti, impegni". Samaras, oggi
impegnato in un tour elettorale nel nordest, si è detto
"ottimista" sul risultato del voto.
A guidare la crociata anti-Tsipras è stato nelle ultime ore
il vicepremier socialista e ministro degli Esteri Evangelos
Venizelos, che parlando a Kathimerini ha ribadito che un voto a
Syriza potrebbe voler dire la fine della permanenza
nell'Eurozona. Venizelos, nell'intervista, racconta tra l'altro
come nel 2011 in Polonia fu discussa con il ministro delle
Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble la possibilità di un'uscita
'amichevolè di Atene dalla moneta unica, possibilità poi
archiviata - a suo dire - su pressione dello stesso Venizelos.
Ma Venizelos alza i toni anche a causa di un'altra minaccia
per il suo partito socialista Pasok, che rischia di diventare
irrilevante il giorno dopo il voto: la nuova formazione dell'ex
premier Giorgos Papandreou, il Movimento dei socialisti
democratici, che punta a superare il 3% di consensi (soglia di
sbarramento per entrare in Parlamento) il 25 gennaio. E giocare
un ruolo forse decisivo nella formazione di un futuro
governo.