Sconfitta - il partito conservatore in Gran Bretagna ha perso la maggioranza. Ma capace di restare in sella grazie a un "asso", scongiurando così lo scenario di un Parlamento appeso. Theresa May formerà un nuovo governo per attuare «la Brexit e mantenere il Paese sicuro», con il sostegno degli unionisti del Dup per la formazione di un governo. E' stata la stessa May ad indicare la direzione lungo la quale si muoverà, dopo aver ricevuto l'incarico dalla Regina Elisabetta II. Ma il bagaglio di voti su cui potrà contare sarà modestissimo. Il laburista Jeremy Corbyn, che ha ottenuto un buon risultato alle urne ma senza raggiungere un risultato che gli permetta di governare da solo, ha chiesto le dimissioni della premier. «A questo punto più che mai, questo Paese ha bisogno di un periodo di stabilità», aveva detto poco dopo l'inizio dello spoglio. Con 647 seggi assegnati sul totale di 650, i Tory ottengono 316 deputati in Parlamento (perdendone 12, mentre per la maggioranza ne servono 326), i laburisti 261 (ne guadagnano 29), lo Scottish National Party (Snp) di Nicola Sturgeon 35 (ne perde 21) e i Lib Dem di Tim Farron 12 (più 4). Il partito nordirlandese Dup guidato da Arlene Foster ottiene 10 seggi (più 2), mentre Sinn Fein ne ha 7 (più 3), Plaid Cymru se ne aggiudica 4 (più 1) e Green Party 1 (stabile). Fuori dal Parlamento resta l'euroscettico Ukip, guidato da Paul Nuttall, e un bruttissimo colpo incassa il liberaldemocratico Nick Clegg, ex vice premier tra 2010 e 2015 nel governo di coalizione con i conservatori.
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Effetto Brexit
Un ritardo nella formazione del governo potrebbe far rinviare l'inizio dei negoziati previsti per il 19 giugno, sottraendo tempo prezioso al confronto con Bruxelles per colloqui che si preannunciano già molto complessi. Sull'argomento si è pronunciato da Bruxelles il commissario al Bilancio, il tedesco Guenther Oettinger: «Abbiamo bisogno di un governo che possa agire, con un partner negoziale debole, c'è il pericolo che i negoziati vadano male per entrambe le parti,"mi aspetto maggior incertezza ora». Tranchant il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici: l'esito del voto potrebbe avere ripercussioni, ma il calendario per il divorzio non è «opzionale» bensì fissato da un trattato. Secondo fonti riportate dalla stampa britannica May non vuole permettere a Bruxelles di rinviare i negoziati sulla Brexit col pretesto che «non c'è un governo in Gran Bretagna». «L'hard Brexit e la stessa Brexit escono sconfitte dalle elezioni» che hanno segnato anche un nuovo colpo al populismo poichè l'Ukip di Farage praticamente «scompare», ha commentato il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani. «Un governo debole rischia di rendere più difficile» il negoziato per l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue.
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La fronda interna
Quando lo scorso 18 aprile May aveva indetto le elezioni anticipate mirava a rafforzare la sua maggioranza parlamentare in modo da avere un «mandato forte» nei negoziati con l'Ue, dopo che circa tre mesi fa Londra ha attivato l'articolo 50 del Trattato di Lisbona. Allora May puntava sul vento in poppa dei sondaggi, in cui il suo partito aveva un vantaggio di circa 20 punti sul Labour. Ma nelle ultime settimane lo scarto fra i due partiti ha cominciato ad assottigliarsi sempre di più. E ha preso forma nell'esito di questo voto, tanto da far dire a Corbyn: «Se c'è un messaggio da questi risultati, è che la premier ha indetto questo elezione perché voleva un mandato. Bene, il mandato è che ha perso seggi, perso voti, perso sostegno e perso fiducia», quindi si dimetta. Richiesta che ha trovato espressione anche in alcuni esponenti Tory, seppur con modalità più velate. La deputata Anna Soubry è stata la prima a esprimere l'invito a May di lasciare, affermando che «debba considerare la propria posizione» dopo questo risultato. Per l'ex cancelliere conservatore George Osborne «la Brexit dura è finita nella spazzatura stanotte, e May sarà probabilmente una dei ministri rimasti in carica per meno tempo nella nostra storia».