sabato 9 settembre 2023
L'Oms in uno studio evidenzia i risultati raggiunti dal 2004, quando l'Irlanda vietò le sigarette nei leggendari pub. Ora 5,6 miliardi di persone sono protette da una politica di "buone pratiche"
Una manifestazione a Londra, di una decina di anni fa, contro il fumo passivo

Una manifestazione a Londra, di una decina di anni fa, contro il fumo passivo - Ansa

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Quando nel marzo del 2004 l'Irlanda ha introdotto il divieto di fumare nei suoi leggendari pub, primo Paese al mondo ad applicare il bando in tutti i luoghi di lavoro al chiuso, furibondi gestori e proprietari di locali sul piede di guerra avevano dato del “fanatico” all'allora ministro della Salute Micheal Martin, promotore della misura. Erano convinti che la nuova legge avrebbe decretato la fine delle loro attività, oltre che di una vera e propria istituzione dell’identità nazionale. Quasi vent’anni dopo, il fascino dei pub irlandesi è rimasto intatto, mentre l’aria all’interno è di gran lunga più respirabile.

Ci sarebbero 300 milioni di consumatori in più

Altri 74 Paesi, da allora, hanno seguito lo stesso esempio e oggi 2,1 miliardi di persone sono protette dal fumo passivo nei luoghi pubblici al chiuso. Cioè poco più di un abitante su quattro del pianeta. Negli ultimi quindici anni, da quando nel 2007 l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha perfezionato un pacchetto di raccomandazioni rivolto ai governi con le buone prassi per il controllo dell’uso di tabacco, la prevalenza globale del fumo è scesa dal 22,8% al 17% (nel 2021). Se la percentuale non fosse diminuita, oggi al mondo ci sarebbero 300 milioni di fumatori in più. È la stima che l’Oms fa nel suo nono rapporto sull'epidemia globale di tabacco, da cui emergono dati incoraggianti, a cominciare dai 5,6 miliardi di persone - il 71% della popolazione mondiale - ora protette da almeno una politica di "buone pratiche" del pacchetto applicata al massimo livello. Restano, però, di un ordine di grandezza ancora allarmante le morti correlate al consumo di tabacco, ogni anno 8,7 milioni, di cui 1,3 milioni colpiscono chi una sigaretta non l’ha mai nemmeno accesa.

Proprio sulla protezione dal fumo passivo e sui divieti adottati nei luoghi pubblici alle diverse latitudini è dedicata l’edizione del report 2023, che registra come quasi il 40% dei Paesi del pianeta abbia luoghi pubblici indoor completamente privi di fumo. Le ultime a unirsi alla schiera di nazioni con “leggi antifumo complete” sono Kirghizistan, Mauritius, Messico, Paesi Bassi e Ucraina. In Italia, dove fuma il 20,5% della popolazione sopra i 15 anni, cioè 10,5 milioni di persone, e dove sono oltre 93.000 le morti all’anno attribuibili al fumo di tabacco (dati Istituto Superiore di Sanità e Doxa, maggio), esiste una legge sui locali smoke-free dal 2003, entrata però in vigore solo nel 2005, un anno dopo rispetto all’Irlanda. Vi si prevede però la possibilità di creare locali per fumatori. "Nonostante le prove dimostrino che le aree o le stanze designate per fumatori non aiutano a proteggere le persone nelle aree pubbliche indoor, 71 Paesi continuano a consentirle in molti luoghi, e in particolare in ristoranti, bar e caffetterie", puntualizza l’Oms nel suo rapporto. L’Italia potrebbe presto uscire da quel novero. Annunciata a gennaio, poi di nuovo a marzo dal ministro della Salute Orazio Schillaci, una bozza di decreto sulla materia prevedrebbe una stretta contro gli ambienti per fumatori e il fumo all’aperto.

Altre cinque misure

Sotto attenta valutazione nel report dell’Oms anche altre cinque misure che compongono il pacchetto di raccomandazioni del 2007, dai programmi di monitoraggio dell’abuso di tabacco, a quelli per fornire supporto a chi vuole smettere di fumare, alle campagne informative sui danni da fumo, ai divieti di pubblicizzarlo nei mass media, fino al grado di tassazione applicata, per scoraggiarne l’acquisto. Dal 2007 il numero di Paesi che ha adottato almeno una di queste misure è più che triplicato, passando da 44 a 151. Ad aver garantito la piena attuazione delle buone prassi raccomandate per ciascuna di queste voci, l’Oms certifica solo quattro Paesi. Sono la Turchia, il Brasile e, da quest’anno la Repubblica di Mauritius, la prima a raggiungere questo obiettivo in Africa, insieme ai Paesi Bassi, primi nell’Unione europea. A un passo dal raggiungimento del livello massimo di adozione delle norme anti-fumo (ma per la riduzione reale del numero dei fumatori ci vorrà tempo) ci sono Etiopia, Iran, Irlanda, Giordania, Madagascar, Messico, Nuova Zelanda e Spagna. Perché, sottolineano gli esperti dell’Oms, non è una questione di Paesi ricchi o poveri. “Tutti possono riuscire a ridurre la domanda di tabacco, indipendentemente dai livelli di reddito”.

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