Macron, uscito sconfitto dalle ultime elezioni regionali, incontra il gollista Xavier Bertrand che rimane alla guida della Hauts-de-France - Reuters
Nessuna regione al partito sovranista di Marine Le Pen, Rassemblement National, nel secondo turno delle elezioni regionali francesi durante le quali si sono raggiunti livelli record di astensionismo con il 66% dei votanti che hanno deciso di rimanere a casa. La formazione di estrema destra è la grande sconfitta, ma male è andato anche il partito di maggioranza del presidente Emmanuel Macron (La Republique en marche), mentre sono ritornati i partiti cosiddetti 'tradizionali”, Les Républicains e l'alleanza tra socialisti ed ecologisti. Rassemblement National non ha vinto neppure nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, sua roccaforte tradizionale, dove aveva prevalso, anche se in modo limitato, al primo turno.
Anche questa volta chi ha votato ha voluto fermare la prospettiva di un governo dell'estrema destra mentre a prevalere è stata la coalizione del 'fronte repubblicano", con la vittoria del candidato dei Les Républicains Renaud Muselier. A Marsiglia e Nizza i sondaggi prevedevano una lotta serrata tra ex 'fratelli': il candidato lepenista Thierry Mariani (ex Les Republicains), contro l'esponente della destra moderata Renaud Muselier, risultato vincitore. Ad aiutarlo sono stati il ritiro dei candidati di sinistra e una riproposizione del “Fronte Repubblicano” già visto nelle elezioni presidenziali del passato per bloccare l'estrema destra.
A vincere è stata "la logica dell'unità", ha esultato Muselier, mentre Le Pen ha parlato di "alleanze innaturali", sottolineando che "la mobilitazione è la chiave" per le vittorie future.
Anche nella regione dell'Ile-de-France il giovanissimo candidato di Rassemblement National, Jordan Bardella, astro nascente del partito, è stato sconfitto dalla candidata conservatrice Valerie Pecresse.
Nel complesso, a vincere sono state le formazioni di destra che si sono affermate come prima forza politica del Paese con il 38%. Al secondo posto è arrivata l’unione della sinistra con gli ecologisti, mentre al terzo posto si è collocato il partito di Marine Le Pen. I risultati elettorali confermano che il partito del presidente La Republique en marche, che non è riuscito a vincere in nessuna delle 13i regioni in ballo e si è fermato a uno scarno 7% dei voti su scala nazionale, non è radicato sul territorio nazionale. E’ stato lo stesso delegato generale di La Republique en marche (LRem), Stanislas Guerini, ad ammettere che la sconfitta è "una delusione per la maggioranza presidenziale".
Soddisfatto anche il fronte della sinistra, con i socialisti (Ps) che in diverse regioni si sono alleati con ecologisti (Eelv) e l'estrema sinistra di Insoumis. "C'è una sinistra che si sta riconquistando uno spazio", ha sostenuto il segretario nazionale del Ps, Olivier Faure, guardando al suo partito come a una "forza trainante" che deve "riunire tutta la sinistra e gli ambientalisti per poter andare verso le elezioni presidenziali".
Un portavoce del governo ha escluso un rimpasto ma ha ammesso che qualche cambiamento sarà possibile dopo la sconfitta del partito di Macron.