Una donna al volante in Arabia Saudita (Ansa)
In Arabia Saudita sono stati arrestati sette attivisti per i diritti umani, notizia che arriva quando manca poco più di un mese al 24 giugno, giorno in cui alle donne, per la prima volta nella storia del regno, sarà consentito di guidare l’automobile. Del gruppo si sa che sono tutti cittadini sauditi, ma la Bbb riferisce di cinque donne e due uomini, mentre l’agenzia di stampa ufficiale saudita, la Spa, riporta di quattro uomini e tre donne. Quel che è certo è che tra i fermati ci sono Eman al Nafjan e Lujain al Hathloul, note in Arabia Saudita per le loro campagne contro le discriminazioni femminili. Il gruppo sarebbe stato arrestato con l’accusa di aver contattato «in modo sospetto» soggetti stranieri e reclutato alti funzionari in «posizioni di governo sensibili».
Inoltre avrebbero fornito aiuto finanziario a individui «ostili» all’estero con l’obiettivo di minare la sicurezza e la stabilità del regno. Amnesty International e Human Rights Watch hanno chiesto il rilascio immediato. Nel 2016 al Nafjan e al Hathloul firmarono entrambe la petizione per porre fine al ruolo del “guardiano”, cioè un membro maschile della famiglia senza il cui permesso alle donne sono precluse molte attività, in passato persino recarsi alla polizia, ma che adesso è stato in piccola parte ridimensionato.
Al Hathloul è stata in carcere 73 giorni, nel 2014, per aver tentato di attraversare, guidando, la frontiera con gli Emirati Arabi Uniti, mentre al Nafjan ha girato un video, nel 2013 con un’altra attivista, mentre guidava per le strade di Riad prima di essere fermata dalla polizia della capitale. La notizia del loro arresto getta un’ombra sulle riforme lanciate e, soprattutto, ben reclamizzate sui media internazionali, dal giovane erede al trono Mohammed bin Salman (33 anni), che con il programma «Vision 2030» punta a creare una società più aperta e un’economia affrancata dal petrolio. La fine del divieto alla guida femminile è considerato il segno più evidente, ma i suoi detrattori lo accusano di uso indiscriminato del potere ricorrendo ad arresti di gruppo.