Il premier etiope Abiy Ahmed nel suo discorso tv (Ansa)
Un'atmosfera politica giudicata tossica dagli osservatori, crescenti tensioni etniche e una chiara opposizione di parte dei militari al potere del premier Abiy Ahmed, eletto ad aprile dell'anno scorso e già sfuggito a un tentativo di attentato con una granata: è in questo contesto che il governo dell'Etiopia ha annunciato di avere sventato un colpo di Stato nel nord del Paese.
Oggi nel Paese è giornata di lutto nazionale, all'indomani del fallito golpe. Il capo di Stato maggiore e il governatore di Amhara, nel nord dell'Etiopia, sono stati uccisi nel pomeriggio di sabato durante un tentato colpo di Stato che ha rischiato di sconvolgere il Paese. All'alba di ieri il premier Abiy Ahmed si è rivolto alla nazione - in uniforme militare - in un discorso trasmesso dalla tv di Stato per annunciare che "il golpe è stato sventato" ed esortando gli etiopi a unirsi per resistere alle forze "malvagie" che vorrebbero dividere il Paese. Il capo dello staff dell'esercito, il generale Seane Mekonnen, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco dalla sua stessa guardia del corpo (poi arrestata) nella capitale, Addis Abeba; lui e un altro ufficiale, il generale Gezai Abera, sono morti cercando di impedire il tentativo di colpo di Stato, ha detto il primo ministro Abiy Ahmed.
Il governatore regionale di Amhara, Ambachew Mekonnen, è stato ucciso insieme a un consigliere. Ambachew è stato ucciso durante una riunione nel suo ufficio insieme a un suo collaboratore, Ezez Wasie, mentre il procuratore generale della regione è stato ferito. Il governo federale ha sostenuto di aver motivo di pensare che gli attacchi fossero collegati. Le Nazioni Unite hanno invitato il popolo etiope a mostrare moderazione e prevenire ulteriori violenze dopo gli omicidi. Il governo ha puntato l'indice sul capo della sicurezza dell'Amhara, Asaminew Tsige, che secondo quanto riportano i media sarebbe in fuga. Arrestati invece numerosi partecipanti al fallito golpe, anche se parte del commando è ancora ricercato.
Amhara, negli altopiani settentrionali dell'Etiopia, è la patria dell'omonimo gruppo etnico, e terra natia di molti dei suoi imperatori, nonché dell'amarico, la lingua nazionale. Gli Amhara sono il secondo gruppo etnico dopo gli Oromo, ed entrambi hanno guidato due anni di proteste anti-governative che hanno portato alle dimissioni dell'ex premier Hailemariam Desalegn.
L’attuale premier Abiy, un Oromo, ha preso il potere nell'aprile 2018 ed è stato lodato per una serie di sforzi per riformare una nazione che ha conosciuto solo il dominio autoritario di imperatori e uomini forti al potere. Ha intrapreso riforme economiche, ha permesso ai gruppi di dissidenti di rientrare nel Paese, ha cercato di reprimere le violazioni dei diritti e ha fatto arrestare decine di alti funzionari militari e dell'intelligence. Tra i suoi importanti successi anche lo storico accordo di pace siglato con la vicina Eritrea, nemico decennale. Ha inoltre tolto i lacci ai media e varato un governo con metà dei posti di ministro occupati da donne. Uno stile che evidentemente a qualcuno non piace. Sia il capo di Stato maggiore sia il governatore che hanno perso la vita erano stati nominati da lui. Ma la regione di Amhara si trova anche ad affrontare problemi di sicurezza di diverso genere, con alcuni gruppi che chiedono una maggiore autonomia dal governo centrale e episodi di violenza tra i gruppi etnici Amhara e Gumuz, che appena lo scorso mese hanno provocato la morte di decine di persone. Un mix di fattori che rende la situazione del Paese quanto mai tesa.