La polizia a cavallo tenta di dividere i manifestanti - Ansa
Oltre 160 feriti, strade, negozi ed auto devastati, scontri con gli agenti in assetto antisommossa, ospedali in affanno per l'afflusso di persone da curare. La zona sud di Tel Aviv, dove si trova l'ambasciata di Asmara, ha vissuto ore di guerriglia quando gruppi di richiedenti asilo eritrei si sono scontrati prima con la polizia e poi tra di loro, divisi in sostenitori e oppositori del governo dittatoriale del Paese del Corno d'Africa. L'occasione scatenante è stato un evento celebrativo organizzato dall'ambasciata, la cui sala è stata poi devastata dai dimostranti. Il bilancio, dopo che la polizia è riuscita a ristabilire l'ordine a metà pomeriggio, è grave. Tra i feriti almeno 15 sono ritenuti in gravi condizioni e tra loro - secondo i media - ci sono tre manifestanti colpiti dai colpi d'arma da fuoco degli agenti che, hanno spiegato le autorità, si sono visti in pericolo di vita dopo aver tentato invano di calmare la folla sparando in aria. Tra gli stessi poliziotti, i feriti sono almeno 30. Agli arresti tra i dimostranti sono finiti in 39. Gli incidenti - secondo le ricostruzioni - hanno avuto luogo in due momenti: il primo quando la polizia ha tentato di sciogliere il corteo che si stava dirigendo in protesta verso l'ambasciata; il secondo ha visto lo scontro diretto tra gli oppositori e i sostenitori del governo eritreo del dittatori Isaias Afewerki.
Il fumo dei lacrimogeni lanciato dalla polizia - Ansa
Uno degli organizzatori della dimostrazione - citato dai media come Johnny - ha raccontato di aver chiesto alla polizia di far cancellare l'evento programmato in ambasciata avvisando che ci sarebbero potuti essere incidenti. "Abbiamo portato molte persone dalla polizia e chiesto - ha sottolineato - di cancellare l'evento del regime. Abbiamo avvertito che ci sarebbero state violenze ma non ci hanno ascoltato". Fatto sta che gli scontri hanno messo in scacco una buona parte della zona sud di Tel Aviv e spinto - in pieno riposo sabbatico - il premier Benjamin Netanyahu a seguire la situazione e a chiedere al capo della polizia Yaacov Shabtai di riportare l'ordine.
Secondo stime dei media, in Israele sono presenti - come richiedenti asilo dal regime autoritario del presidente Isaias - almeno 20.000 eritrei. Le Ong in difesa dei diritti dell'uomo sostengono che solo una piccola parte dei profughi sia pro-governo. I fatti di Tel Aviv hanno subito riacceso le polemiche tra maggioranza e opposizione israeliana con la seconda che ha accusato l'esecutivo - come ha detto il leader Yair Lapid - di "non saper gestire la crisi dell'immigrazione, che anzi è peggiorata".