martedì 31 maggio 2016
Storica sentenza in Senegal per l'esiliato, accusato di crimini contro l'umanità: ha eliminato 40mila cittadini.
L'Africa inizia a farsi giustizia (Giulio Albanese)
Ciad, ergastolo per l'ex dittatore Habré
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Per Hissène Habré i giudici hanno deciso l’ergastolo. La sentenza è stata emessa ieri nella capitale senegalese, Dakar, da una Corte speciale voluta dall’Unione Africana e da gran parte della comunità internazionale. Si tratta di un segnale d’importanza «storica» per la giustizia africana. «L’impunità e il terrore erano legge durante il governo di Habré», ha detto ieri Gberdao Gustave Kam, presidente del tribunale. L'imputato è infatti colpevole di «crimini contro l’umanità, violenza sessuale, schiavitù forzata e rapimento». Nell’arco di sei mesi, sono stati ascoltati oltre 90 testimoni.

Il cosiddetto «Pinochet dell’Africa» è stato accusato di aver ucciso 40mila persone e di averne torturate oltre 12mila tra il 1982 e il 1990. «Dopo anni di sforzi e molti ostacoli sulla via verso la giustizia – ha dichiarato ieri Zeid Ra’ad al Hussein, commissario Onu per i diritti umani –, questo è un verdetto storico con ramificazioni a livello globale». Habré è stato arrestato dalle autorità senegalesi nel luglio del 2013 dopo oltre 20 anni di esilio a Dakar. Due anni dopo è entrato nell’aula di un tribunale per essere giudicato in base al principio della giurisdizione universale: è stata la prima volta in cui un Paese esterno agli avvenimenti, il Senegal, si era infatti reso disponibile a processare un cittadino straniero per crimini commessi nel suo Stato. 

I testimoni hanno raccontato delle orribili condizioni in cui erano imprigionati, evidenziando spesso in modo dettagliato le punizioni da loro subite. «Eravamo sottoposti a scosse elettriche e soffocamenti – hanno raccontato le vittime delle torture alla Corte –, oppure venivano spruzzati gas negli occhi o polveri urticanti sui genitali». La difesa ha tentato di sostenere che il dittatore ciadiano non era a conoscenza dlle azioni della sua Direzione per la documentazione e la sicurezza (Dds), la famigerata polizia segreta di cui Habré si serviva per catturare e punire i suoi oppositori. «Gran parte del merito di tale successo è da assegnare alla tenacia delle vittime», ha commentato Reed Brody, portavoce di Human Rights Vatch e tra i principali ricercatori che hanno portato alla luce le prove delle atrocità del dittatore. «Siamo orgogliosi che il processo abbia avuto luogo in Africa», ha invece detto Clement Abaifouta, presidente dell’Associazione delle vittime ciadiane (Avcrp). Nonostante Habré non abbia mai riconosciuto l’autorità della corte, i suoi avvocati dovranno decidere se fare appello alla sentenza.

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