Msf assiste i malati a Sifontes
È uno degli “effetti-collaterali” più drammatici della crisi: malattie, a lungo sotto controllo, tornano a colpire con forza. È il caso, ad esempio, della malaria. «Negli anni Sessanta, il Venezuela è stato uno dei pionieri della sua eradicazione. Ora, però, si nota un aumento dei contagiati», afferma Kristel Eerdekens, coordinatrice delle operazioni di Medici senza frontiere (Msf) in Venezuela. L’anno scorso, l’équipe dell’organizzazione Premio Nobel ha curato quasi 138mila persone nella regione di Sifontes, nello Stato di Bolívar. Si tratta di un’area di forte immigrazione dalle altre zone del Paese a causa della presenza di molte miniere d’oro clandestine. «La malaria si è diffusa rapidamente nella regione a causa dell’elevata mobilità della popolazione, delle pessime condizioni economiche e dello scarso finanziamento al piano di prevenzione», sottolinea Eerdekens. Per cercare di arginarne la diffusione, da febbraio, Msf ha aperto una sede a Carupano, nello Stato di Sucre, dove collabora con l’Istituto nazionale nella lotta alla malattia. Quest’ultima non è, purtroppo, l’unica “epidemia di ritorno”. «Aumentano i casi di infermità prevenibili – conclude l’esperta – come difterite e morbillo». La causa sono le enormi carenze della sanità. «Nei luoghi in cui lavoriamo, ci sono ottimi professionisti che fanno del loro meglio per aiutare le comunità. Ma i limiti sono enormi: forniture di farmaci irregolari, quasi inesistente manutenzione delle apparecchiature, mancanza di investimenti nel settore medico. Molti dottori, compresi quelli delle nostre équipe, decidono di lasciare il Paese».
Msf ha quattro programmi attivi in Venezuela. Oltre ai due progetti contro la malaria, a Caracas, l'organizzazione fornisce assistenza medica e psicologica alle vittime della violenza dilagante. Infine, l'Ong - in collaborazione con un'organizzazione locale, sostiene un programma di assistenza sanitaria di base nel nord del Paese. «In questi tempi incerti, siamo in allerta e pronti a rispondere alle possibili esplosioni di violenza e alle conseguenze cliniche della crisi economica, sociale e politica - conclude Eerdekens -. Abbiamo già effettuato, e continueremo a farlo, donazioni di forniture mediche agli ospedali in varie parti del Venezuela, per aiutarli a far fronte a un ulteriore deterioramento della situazione».