domenica 8 maggio 2016
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Nel giorno in cui sono tornati al Cairo, su invito della Procura generale egiziana, gli investigatori italiani che stanno cercando di ricostruire le responsabilità dell’assassinio di Giulio Regeni, ancora una volta il regime dell’ex generale Abdel Fattah al-Sisi ha mostrato la propria determinazione nel perseguire gli avversari. Ieri, una Corte cairota ha condannato a morte 6 persone per spionaggio: nello specifico, i condannati, fra cui i giornalisti della tv qatariota al-Jazeera Ibrahim Mohammed Hilal (egiziano) e Alaa Omar Mohammed (giordano), entrambi all’estero, e Asmaa Mohammed al-Khatib (egiziano), reporter di Rassd, sono ritenuti colpevoli di aver passato informazioni sulla sicurezza nazionale ai servizi di Doha durante la presidenza dell’islamista Mohammed Morsi. Allora, secondo la tesi della Procura sposata dalla presidenza al-Sisi (o viceversa, sostengono i detrattori dell’attuale regime), la Fratellanza musulmana cercò di trasformare l’Egitto in una Repubblica islamica, a partire da un primo avamposto nella Penisola del Sinai. Il Qatar, tra- dizionale sostenitore della confraternita, sarebbe stato il principale finanziatore del progetto sovversivo. Con le medesime accuse, l’ex presidente Morsi è in prigione: ieri il suo processo è stato aggiornato al 18 giugno; Morsi è già stato condannato in tre procedimenti separati. Le sei condanne hanno un valore altamente politico – la lotta contro i Fratelli musulmani non si fermerà finché «non saranno spazzati via», per utilizzare le recenti parole di Sisi – e pure simbolico. Soprattutto per gli osservatori italiani: è questo il quadro in cui si è trovato a fare il proprio lavoro di ricercatore il friulano Regeni, probabilmente considerato una spia dai “mukhabarat” egiziani (servizi d’intelligence). Nel frattempo, non si allenta la tensione fra il Cairo e Roma: lo scorso mercoledì, il ministro degli Esteri egiziani Sameh Shoukry si è lamentato che Italia ed Egitto dovrebbero perseguire «interessi comuni» che non vadano a «beneficio di una sola parte», in riferimento alle precedenti dichiarazioni dell’omologo italiano, Paolo Gentiloni. La visita di due giorni del team italiano sarà cruciale: oggi incontreranno i colleghi egiziani. Dalla visita potrebbe dipendere l’eventuale ritorno al Cairo dell’ambasciatore italiano, Maurizio Massari, richiamato in Italia «per consultazioni» un mese fa. E che la tensione resti alta lo confermano gli “incidenti” durante l’udienza sulla conferma della custodia cautelare in carcere per Ahmed Abdallah, consulente della famiglia Regeni al Cairo. L’attivista è entrato in aula mostrando un piccolo pezzo di carta su cui era scritto in arabo “Verità per Regeni” e quando altri attivisti hanno cercato di fotografarlo, c’è stato un parapiglia tra uscieri e avvocati. L’aula è stata fatta sgomberare. Alla fine, a Abdallah sono stati imposti altri 15 giorni di custodia cautelare. Il legale della difesa ha già annunciato che farà ricorso. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ATTESA. L’ex presidente Morsi: il suo processo è stato aggiornato (Reuters)
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