Una delle fasi di addestramento della "Legione Libertà" - Freedom Legion
Sabotaggi ferroviari, attacchi con i droni, attentati incendiari nei centri di arruolamento russi, omicidi mirati, campagne di controinformazione clandestina. Le attività dei diversi raggruppamenti dell'opposizione armata a Putin si vanno moltiplicando, con l'obiettivo di spaventare l'establishment russo e rafforzare la dissidenza.
Era il 31 agosto quando a Irpin, città simbolo dell’aggressione russa, dove a inizio conflitto il ponte da cui fuggivano i profughi venne abbattuto e i tiratori di Mosca fecero strage di civili, si videro per la prima volta insieme i leader dell’opposizione armata di russi anti Putin. Nella città a mezz’ora da Kiev e a 600 chilometri dal confine orientale con la Russia venne firmata la “Dichiarazione di Irpin” con cui la Legione Libertà della Russia, il Corpo dei Volontari Russi (Rdk) e l'Esercito Nazionale Repubblicano (Nra) firmarono un accordo di cooperazione.
Sul piano ideologico si tratta di gruppi che in tempi di pace difficilmente si darebbero appuntamento per un giro di vodka. Ma il Cremlino con la guerra contro l’Ucraina è riuscito a coalizzare l’opposizione che ha scelto la strada delle armi. «Dalla sinistra all’estrema destra - ha scritto Le Monde in un reportage sul campo dedicato alla nascita di questi gruppi -, gli oppositori di Vladimir Putin si sono uniti alle forze armate di Kiev», costituendo «una rete di partigiani che opera clandestinamente in Russia».
Le diverse sigle hanno accettato di far guidare la rete anti-Putin a Ilya Ponomaryev, politico e miliardario russo (con tanto di società quotate a New York) che nel giro di dieci anni è passato dall’essere deputato (ne aveva 31) all’essere in esilio (a 41 anni). È lui a guidare da Kiev il “Centro politico congiunto” dell’opposizione russa al fianco degli ucraini.
La “Dichiarazione di Irpin” stabilisce i principi dell'opposizione armata russa contro Vladimir Putin su entrambi i lati del fronte. Del coordinamento fanno parte anche alcune formazioni clandestine che operano in Russia e con legami in Bielorussia dove vengono compiuti sabotaggi ai danni del presidente despota Lukashenko. Di comune accordo il network ha adottato la bandiera biancoazzurra simbolo della “resistenza armata al fascismo di Putin”.
Legione Libertà della Russia
La Legione Libertà della Russia è stata costituita nel marzo 2022, poche settimane dopo l‘avvio di quella che il Cremlino ha definito “Operazione militare speciale” in Ucraina. I componenti della legione (passati da 400 a oltre 1.000 unità) combattono insieme alle forze armate di Kiev. Ne fanno parte in maggioranza cittadini russi che vivevano in Ucraina prima dell'invasione, ma si sono nel frattempo aggiunti soldati russi che hanno disertato e prigionieri di guerra russi che hanno accettato di tornare sui campi di battaglia, ma dalla parte opposta.
Esercito nazionale repubblicano
L’Esercito nazionale repubblicano (Nra), si definisce “rete partigiana sul territorio della Federazione Russa”. Ha rivendicato l’uccisione di Daria Dugina, figlia dell'ideologo dell’ultranazionalismo russo Alexandr Dugin. Gli appartenenti all’Nra hanno più volte ribadito che il loro progetto è anche l’eliminazione dello stesso Dugin e sarebbero loro ad aver compiuto omicidi mirati in territorio russo.
Affiliati al gruppo hanno compiuto numerose azioni di sabotaggio dal forte impatto simbolico, come i frequenti attacchi incendiari contro gli uffici di arruolamento in tutto il territorio della Federazione.
Corpo dei volontari russi
Con radici nell’estrema destra è l’Rd, il Corpo dei volontari russi nelle cui fila combattono molti dei miliziani entrati ieri a Belgorod, in territorio russo dove opera la galassia “Boak”, l’organizzazione combattente anarco-comunista.
Stop the wagons
Al loro fianco anche il raggruppamento di russi e bielorussi “Stop the wagons”, che compiono attentati alle linee ferroviarie per ostacolare la consegna di equipaggiamento militare e il trasferimento di truppe verso i confini con l’Ucraina.
Bypol
In Bielorussia è attiva “Bypol”, organizzazione clandestina i cui componenti sono ex militari e poliziotti bielorussi specializzati proprio nell’uso dei droni. Come quelli lanciati alcuni giorni fa contro il Cremlino, mostrando al mondo che il potere di Putin non è inviolabile. O come i palloncini colorati di bianco e di azzurro volati ieri sul centro di mosca con il simbolo della coalizione dissidente che si è fatta di nuovo beffe dei fitti controlli.
Pur distanti ideologicamente gli attivisti armati hanno fatto sapere di aver trovato un'intesa sugli obiettivi del dopo Putin: “Processare gli alti funzionari del Cremlino, liberare i prigionieri politici, installare un'amministrazione di transizione e tenere libere elezioni democratiche”.