La conta di voti arrivati via posta in un seggio elettorale americano - Ansa
La maratona elettorale dell’Election Day inizierà domani, mercoledì, alla nostra mezzanotte e durerà fino alle 6 del mattino, rincorrendo i seggi che chiuderanno in orari diversi negli Stati dall’Atlantico al Pacifico, attraverso sei diverse fasce di fuso orario. Non è affatto detto che il vincitore si conosca subito, a meno che non si verifichi una (inaspettata) onda rossa o blu: in questo caso il risultato potrebbe arrivare già tra le due e le tre della nostra mattina. Ma è molto improbabile che questo avvenga, considerato come i sondaggi continuino a descrivere il duello come un testa a testa all’ultimo voto.
Sono molte le ragioni per cui non bisogna aspettarsi una proclamazione rapida del vincitore. Gli Usa non hanno un sistema di conteggio centralizzato dei voti elettorali come in Italia. Le elezioni sono gestite a livello statale se non addirittura a livello di contea. I voti vengono contati e passati a una commissione elettorale statale che poi li sigilla e li passa al Congresso, dove in dicembre Senato e Camera riuniti li aprono, li ricontano e li certificano. Poi a gennaio le due Camere in seduta congiunta certificano l'esito. È una procedura che richiede mesi, quindi chi dirà la notte delle elezioni chi ha vinto le presidenziali? Per decenni l'onere e l'onore sono stati dell'Associated Press, alla quale negli anni si sono unite altri “decision desk”, dalla Cnn alla Fox, dalla Cbs alla Nbc, fino alla Abc. Fox News è considerata uno dei più affidabili perché ha un “decision desk” disgiunto dalla gestione pro-Trump dell'emittente. Bisogna comunque tenere a mente che si tratta di una dichiarazione, non di una certificazione.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla notte elettorale? Bisogna innanzitutto considerare che alle 23 ora di New York, quando in Italia sono le 5 del mattino del giorno dopo, avranno chiuso tutti i seggi. O almeno dovrebbero, perché chi è già in fila ha diritto di votare anche se il seggio chiude. Se ci fosse la vittoria a valanga di uno dei due candidati, si potrebbe conoscere il risultato già durante la notte. Ma nessuno se lo aspetta. Quindi, uno scenario come nel del 2012, quando la conferma di Obama alla Casa Bianca fu annunciata già alle 23.48 è improbabile. Ed è più verosimile quello del 2000, quando nella sfida Bush-Gore il risultato si seppe a dicembre.
La chiusura dei seggi Stato per Stato
Anche quest'anno si prevedono alte percentuali di voto in anticipo e per posta, ma molti Stati hanno aggiornato le procedure per velocizzare i tempi. Ecco gli orari italiani della chiusura dei seggi nei vari Stati, dalla East Coast alle Hawaii. All’una di mercoledì, chiudono i seggi in sei Stati, incluso quello chiave della Georgia (che assegna 16 grandi elettori), oltre a Indiana, Kentucky, South Carolina, Vermont e Virginia. All’una e trenta chiudono i seggi in North Carolina (uno degli Stati in bilico con 16 grandi elettori), ma anche in West Virginia e in Ohio. Alle due sono complessivamente 17 gli Stati Usa in cui chiudono i seggi, inclusa la cruciale Pennsylvania, che mette in palio 19 grandi elettori, il premio più ambito tra gli Swing States. Tra gli altri ci sono Oklahoma, Missouri, Tennessee, Mississippi, Alabama, Florida, Maine, New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New Jersey, Delaware, Maryland e la capitale Washington. Se Trump si aggiudicasse anche la Pennsylvania dopo Georgia e North Carolina con ogni probabilità avrebbe vinto, altrimenti si dovrà aspettare ancora un’ora. Alle tre potrebbe esserci l’ora della verità: chiudono i seggi in 15 Stati, dal Texas, roccaforte repubblicana, a tre Stati chiave: Arizona, Wisconsin e Michigan. E ancora Wyoming, North Dakota, South Dakota, Nebraska, Iowa, Kansas, Louisiana, New Mexico, Colorado, Minnesota e New York.
Alle quattro, ora italiana, urne chiuse in altri tre Stati, tra cui Utah, Montana e soprattutto l'ultimo in bilico, il Nevada. Alle cinque nostre, invece, arriveranno i voti di California, Oregon, Washington e Idaho. Alle sei del mattino chiudono le Hawaii, e alle sette l’Alaska, l’ultimo Stato americano.