Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di direttiva sui diritti d'autore nel mercato unico digitale. La proposta sul Copyright è stata adottata con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni.
Dopo averlo respinto il 5 giugno giugno, gli eurodeputati avevano proposto una vasta serie di emendamenti al testo. Oggi hanno approvato alcune modifiche proposte dal relatore Axel Voss agli articoli 11 e 13 della proposta di direttiva sul Copyright, che erano stati contestati in una campagna a favore della libertà di internet. Il via libera della plenaria apre ora la strada ai negoziati con il Consiglio.
Immediate e di segno opposto le reazioni alla notizia. "La direttiva sul diritto d'autore è una vittoria per tutti i cittadini", dice il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani. "Oggi - aggiunge su Twitter - il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale".
"Una pagina nera per la democrazia e la libertà dei cittadini. Con la scusa della riforma del copyright, il Parlamento europeo ha di fatto legalizzato la censura preventiva. Ha vinto il partito del bavaglio". È quanto dichiara l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle Isabella Adinolfi.
Il via libera della plenaria apre ora la strada ai negoziati con il Consiglio.
L’articolo più contestato dell’intera direttiva è l’11, che introduce la possibilità per gli editori di chiedere il pagamento per l’utilizzo anche di brevi frammenti di testo.
Anche l’articolo 13 è molto discusso in quanto prevede che le piattaforme web come ad esempio Wikipedia debbano esercitare una sorta di controllo su ciò che viene caricato dai loro utenti: l’obiettivo è impedire la pubblicazione di contenuti protetti dal copyright.
Ecco cosa cambia in Europa con le nuove regole
La proposta di riforma del copyright adottata dall’Europarlamento prevede diverse modifiche rispetto al criticato testo che era stato presentato a luglio e rinviato. Ecco i capisaldi della direttiva.
Responsabilità grandi piattaforme. I giganti del web come Google News o YouTube dovranno remunerare i contenuti prodotti da artisti e giornalisti, e diventano responsabili per le violazioni sul diritto d’autore dei contenuti da loro ospitati.
Esclusi i piccoli. Le piccole e micro piattaforme sono invece escluse dal campo di applicazione della direttiva.
Link gratis e snippet protetti. I link accompagnati da singole parole si potranno condividere liberamente, mentre gli snippet (foto e breve testo di presentazione di articoli) saranno coperti da copyright e quindi le piattaforme dovranno pagare i diritti agli editori per il loro uso.
Remunerazione giornalisti. Ai giornalisti dovrà andare una quota della remunerazione ottenuta dalla loro casa editrice.
Cooperazione, non filtri. Non ci sono filtri sui contenuti, ma una cooperazione tra piattaforme e detentori dei diritti d’autore «concepita in modo da evitare che colpisca anche le opere che non violano il copyright». Le piattaforme dovranno quindi istituire dei meccanismi rapidi di reclamo, gestiti da persone e non da algoritmi, per presentare ricorso contro un’ingiusta eliminazione di un contenuto.
Remunerazione artisti. Gli artisti possono «esigere» una remunerazione supplementare da chi sfrutta le loro opere quando il compenso corrisposto originariamente è considerato «sproporzionatamente» basso rispetto ai benefici che ne derivano includere le entrate indirette.
Fuori Wikipedia, open source e meme. Il caricamento di contenuti su enciclopedie online che non hanno fini commerciali come Wikipedia o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub, è escluso dall’obbligo di rispettare le nuove regole sul copyright. Anche i meme come le parodie sono esclusi.