martedì 26 ottobre 2021
Tra questi ci sarebbero Russia, Norvegia, Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita, Canada e India che vorrebbero aumentare l'offerta di fonti energetiche tradizionali nel prossimo decennio
Quindici Paesi “ribelli” vogliono produrre più idrocarburi

Ansa

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L'allarme arriva dagli esperti dell'Onu: sono 15 i Paesi che puntano a incrementare la produzione di petrolio, gas e carbone. Nonostante tutto e tutti. Tra questi ci sarebbero Russia, Norvegia, Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita, Canada e India che vorrebbero aumentare l'offerta di fonti energetiche tradizionali nel prossimo decennio senza considerare gli impegni presi con l'accordo di Parigi. Lo rivela un rapporto Onu.

I leader globali si riuniranno a fine mese a Glasgow per discutere le modalità per ridurre le emissioni a livello globale e contrastare il riscaldamento globale. Ma gli ambientalisti affermano che i governi dovranno anche realizzare i piani futuri per l'estrazione di combustibili fossili in modo che siano più strettamente allineati con le proposte di vendere più veicoli elettrici e installare più fonti di energia rinnovabile. Entro il 2030, spiega il rapporto, questi paesi puntano a produrre il 240% in più di carbone, il 57% in più di petrolio e il 71% di gas naturale rispetto a quanto sarebbe necessario per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali.

A livello globale, c'è mancanza di energia che ha causato livelli record per il prezzo del gas. La ripresa post Covid è messa a rischio dalle pressioni inflazionistiche dovute proprio dal rialzo dei prezzi dell'energia la cui domanda è inferiore all'offerta a causa della pandemia e dalla drastica diminuzione degli investimenti per raggiungere i target di decarbonizzazione.

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