Cristiani in preghiera in una chiesa congolese - Ansa
Papa Francesco "ha appreso con tristezza dell'attacco contro una chiesa pentecostale a Kasindi che ha causato la morte di innocenti", ed "esprime la sua compassione e vicinanza a tutte le famiglie fortemente colpite da questo dramma". Lo si legge nel telegramma di cordoglio per le vittime dell'attentato avvenuto domenica scorsa, in una chiesa a Kasindi, nella Repubblica Democratica del Congo, inviato a nome del Pontefice dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin al reverendo André Bokundoa-Bo-Likabe, presidente della Chiesa di Cristo in Congo. "Nella preghiera", il Papa "affida i morti e i feriti alla Misericordia di Dio - prosegue il messaggio -. Implora Cristo, Signore della vita, perché gli interessati trovino consolazione e fiducia in Dio, invocando su di loro il dono della pace".
L'attentato rivendicato dal Daesh
È stata rivendicata dai jihadisti dell'Iscap, ramo del Daesh in Africa centrale, la strage di cristiani avvenuta domenica nella chiesa pentecostale di Kasindi nella Repubblica democratica del Congo, dove l'esplosione di un ordigno durante la Messa ha ucciso almeno 17 persone. Lo riferisce Rita Katz, direttrice del Site, sito di monitoraggio del jihadismo sul web. Il Daesh parla di combattenti che hanno piazzato e fatto esplodere un ordigno, con "decine di cristiani uccisi e feriti", e minaccia ulteriori attacchi.
Il governo congolese, condannando "con forza" l'attentato, rende noto che i feriti sono una ventina. Il portavoce militare Antony Mualushayi ha detto che "l'atto terroristico" è avvenuto a Kasindi, città al confine con l'Uganda, nella provincia del Nord Kivu. Un keniota è stato arrestato in seguito all'esplosione dell'ordigno rudimentale, ha aggiunto.
In un'intervista rilasciata alla rivista dei comboniani spagnoli Mundo Negro, in vista della sua prossima visita nella Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan dal 31 gennaio al 5 febbraio, papa Francesco parla della situazione dei cristiani congolesi: "La Repubblica democratica del Congo... è come un baluardo, un baluardo di ispirazione. Basta guardare qui a Roma la comunità congolese, che è guidata da una suora, suor Rita, una donna che insegna all'università, ma che comanda come se fosse un vescovo... Ho celebrato qui la Messa in rito congolese, è una comunità che mi è molto vicina... Il Congo sta soffrendo in questo momento di guerriglia, ecco perché non vado a Goma, non si può andare, a causa degli avanzamenti della guerriglia. Non è che non vado perché ho paura, non mi succederà nulla, ma con un'atmosfera del genere e vedendo quello che stanno facendo, buttano una bomba nello stadio e uccidono un sacco di persone. Dobbiamo prenderci cura delle persone".