lunedì 9 dicembre 2019
I capi di due comunità, di etnia Guajajara, aggrediti su un'autostrada nel Maranhao. Deceduto l'operatore pastorale assalito lunedì. Consiglio indigenista: crimini fomentati dal razzismo del governo
Una manifestazione di indios contro le politiche del governo (Ansa, 2016)

Una manifestazione di indios contro le politiche del governo (Ansa, 2016) - Ansa

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Non si fermano, anzi salgono di intensità, gli attacchi ai popoli nativi in Brasile. Due indigeni dell'etnia Guajajara sono stati uccisi sabato nello Stato brasiliano del Maranhao. Un gruppo di indigeni stava procedendo in motocicletta lungo un tratto dell'autostrada BR-226, vicino al villaggio di El Betel, nel territorio indigeno di Cana Brava, nel comune di Jenipapo dos Vieiras. Improvvisamente, sono stati attaccati da un'automobile di grossa cilindrata, dalla quale sono partiti numerosi colpi di pistola. Due capi indigeni sono morti nell'attacco: Firmino Prexede Guajajara, 45 anni, del villaggio di Silvino (territorio indigeno di Cana Brava), colpito da quattro colpi di pistola, e Raimundo Benício Guajajara, 38 anni, del villaggio di Decente, (territorio indigeno di Lagoa Comprida). Altri due indigeni sono rimasti feriti.

Il Consiglio indigenista missionario, organismo della Chiesa cattolica brasiliana, ha condannato l'assassinio di due indigeni dell'etnia Guajajara, ricordando che questo è il secondo fatto di sangue in poco più di un mese, nel Maranhao: "Ricordiamo che il 1° novembre il leader Paulo Paulino Guajajara era stato assassinato all'interno della Terra indigena dell'Araribóia". Ad oggi, "il crimine non è stato risolto e i criminali rimangono non identificati e arrestati".

Sabato è pure morto nello Stato dell'Amazonas l'indigeno Humberto Peixoto, del popolo Tuiuca, 37anni, attivo nella Caritas arcidiocesana di Manaus, vittima di una violenta aggressione lunedì 2 dicembre quando è stato picchiato mentre tornava a casa. Ricoverato in ospedale in gravissime condizioni con lo sfondamento del cranio e frattura del femore, sabato è stato dichiarato morto. Lascia la moglie e cinque figli.

L'arcidiocesi di Manaus, in una nota, ha riferito che Peixoto seguiva, nell'ambito della Caritas, le donne indigene dell'Alto Rio Negro (Amarn), faceva parte del Coordinamento delle popolazioni indigene di Manaus e rappresentava le popolazioni indigene come consigliere supplente nel Consiglio Comunale di Manaus. Anche il Cimi ha condannato l'attacco a Humberto Peixoto. "Tali crimini, attacchi, minacce, torture e aggressioni, condotti in tutto contro queste popolazioni - ha affermato il Cimi - hanno avuto luogo sulla scia di discorsi razzisti e azioni dettate dal governo federale contro i diritti degli indigeni. Il presidente Jair Bolsonaro ha affermato e ribadito, in vari luoghi a livello nazionale e internazionale, che nessun millimetro di terra indigena sarà delimitato nel suo governo, che i popoli indigeni già hanno molta terra e ostacolerebbero il 'progresso' in Brasile".






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