Rufinus Tigau - .
Si è riaccesa la violenza nella provincia indonesiana di Papua e i leader della comunità cristiana – maggioritaria in questo estremo lembo orientale dell’immenso arcipelago in prevalenza musulmano - sono nuovamente nel mirino, accusati spesso di essere simpatizzanti se non compagni di lotta dei gruppi indipendentisti.
Nei giorni scorsi un coordinamento di cattolici indonesiani ha chiesto all’Alto Commissariato Onu per i Diritti umani di avviare un procedimento per individuare le responsabilità dell’assassinio di un catechista cattolico, Rufinus Tigaua.
A inizio mese una delegazione della Conferenza episcopale cattolica guidata dal suo presidente, il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giakarta aveva incontrato il ministro indonesiano per la Sicurezza. “Spero che il governo mantenga le promesse di limitare la violenza in Papua”, aveva commentato dopo l’incontro il vescovo di Amboina, monsignor Petrus Canisius Mandagi.
Il catechista 28enne è stato ucciso il 26 ottobre, durante un’operazione militare, terzo leader cristiano a trovare la morte nella provincia in meno di due mesi, mentre il 7 ottobre era stato ferito da uno sparo un altro catechista, Agustinus Duwitau. “Se semplicemente ignorassimo questi fatti, temo che le cose finirebbero per peggiorare”, ha commentato padre Marthen Kuayo, amministratore apostolico della diocesi di Timika dove Tigau era attivo anche come traduttore.