Discriminazione religiosa. La minoranza cristiana rimane nel mirino in Pakistan - Ansa
Da qualche tempo dal Pakistan non uscivano notizie di atti persecutori verso i cristiani, ma una nuova vicenda riaccende l’attenzione verso, soprattutto, la facilità con cui l’accusa di blasfemia viene accolta, mettendo a rischio come più volte è successo la vita degli accusati. Il 15 aprile la polizia ha aperto un’indagine e arresato Musarrat Bibi e Mohammad Sarmad, due coniugi cristiani di Arifwala, cittadina del Punjab accusati, in un primo tempo attraverso una telefonata, di avere profanato il Corano nella scuola superiore femminile dove entrambi lavorano.
All’arrivo nella scuola, i poliziotti hanno trovato la coppia, lei inserviente e lui giardiniere, già sottoposta a inchiesta da parte delle autorità scolastiche e circondata da una piccola folla. Secondo una prima ricostruzione, ai due era stato chiesto di ripulire un locale adibito a magazzino e aveva bruciato quanto raccolto, incluse alcune carte. Analfabeti, non sarebbero stati in grado cdi comprendere di che cosa si trattasse, ma per l’accusatore sarebbero state pagine del libro sacro ai musulmani. Da qui l’obbligo per la polizia di accogliere la denuncia in base all’articolo 295-B della legge antiblasfemia e di mettere la coppia sotto custodia nel locale commissariato.
Come rilevato da Nasir Saeed, direttore di Claas, organizzazione impegnata nella tutela di cristiani accusati di blasfemia, «è assai triste che due persone analfabete siano accusate di blasfemia. Entrambe stavano soltanto facendo il loro lavoro». L’accusa «dovrebbe essere cancellata – prosegue Saeed – e dovrebbero essere eventualmente puniti per la loro leggerezza coloro che hanno chiesto alla coppia di pulire il magazzino e non ne hanno controllato il lavoro». La vicenda di Musarrat Bibi e di Mohammad Sarmad ricorda quella di un altro cristiano incaricato di bruciare documenti nell’ospedale dove lavorava e accusato da un passante di avere incenerito pagine con scritte in arabo. Di conseguenza la polizia fu obbligata ad aprire un’indagine per blasfemia, un’accusa che – se non immediatamente dichiarata infondata – apre non solo a procedimenti giudiziarie prolungati e dispendiosi con condanne che possono arrivare alla pena capitale, ma anche al rischio di subire con congiunti e avvocati difensori le ritorsioni degli estremisti religiosi.
Il caso più doloroso è forse quello di Shama e Shehzad, una coppia di lavoratori-schiavi in una fabbrica di mattoni non distante da Lahore, capoluogo del Punjab. Nonostante la mancanza di prove e che la giovane donna fosse incinta del quinto figlio, i due furono bastonati e gettati in una fornace il 4 novembre 2014 da una folla inferocita.