Theresa May a Bruxelles: la premier britannica è sempre più in bilico sulla questione Brexit (Ansa)
Salta il vertice di metà novembre dove si sarebbe dovuto concretizzare l’accordo sulla Brexit tra Regno Unito e Unione Europea e i ventotto si avviano a grandi passi verso il “no deal” (nessun accordo). Ovvero la Gran Bretagna esce da mercato unico e unione doganale e comincia ad applicare le tariffe dell’Organizzazione mondiale del commercio all’import export con l'Europa, il suo mercato più importante. E’ stata fumata nera, infatti, al Vertice Ue dove la premier Theresa May, che era stata esclusa dalla cena dei ministri degli altri paesi, ha fatto scena muta. Senza nuove proposte dal fronte britannico tutto è fermo perché la Ue non può accettare la proposta britannica di scegliere il libero commercio di merci evitando quello delle persone.
E’ stato lo stesso presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, alla vigilia dell’incontro, a definire “mai cosi probabile” lo scenario di nessun accordo che chiedono da sempre i politici britannici più contrari all’Europa, molti dei quali militano nel partito Tory della May. La premier, a dire la verità, ha fatto di tutto per mantenere aperto almeno uno spiraglio, dicendosi disponibile ad allungare il periodo transitorio, durante il quale il Regno Unito continuerà ad applicare tutte le regole del mercato unico, anche dopo la Brexit, anche oltre il 31 dicembre 2020.
Anzi, a rischio di perdere la risicatissima maggioranza che ha in parlamento, ha supplicato gli altri leader europei di aiutarla a trovare una proposta che possa essere approvato dal suo governo e dalla Camera dei Comuni. Dove è molto probabile che un eventuale patto non sia, in ogni caso, approvato. I ventisette hanno risposto chiedendo al negoziatore Michel Barnier di “continuare il suo sforzo per raggiungere un accordo sulla base delle linee guida già adottate dalla Ue”. “Non ci siamo ancora, serve molto più tempo”, aveva detto lo stesso Barnier subito dopo l’intervento di Theresa May all’inizio della cena. Ma i fatti contano più delle parole. E quei due giorni vuoti sul calendario di novembre, il 17 e il 18, segnalano che sul confine tra le due Irlande – il nodo vero della Brexit – rischia di tornare il filo spinato.