Il premier conservatore Boris Johson ad Hartlepool dopo la vittoria dei conservatori nello storico seggio laburista - Reuters
Il futuro dell’Inghilterra è «blue Tory». È quello che certificano i risultati, al momento ancora parziali, delle elezioni locali che, giovedì, hanno portato alle urne 48 milioni di britannici. La prima tornata elettorale dell’era post-Brexit e post-Covid ha premiato il partito conservatore che, sulla scia del successo elettorale di due anni, è riuscito a strappare alla sinistra laburista il seggio parlamentare di Hartlepool, nella contea “rossa” di Durham, e altre amministrazioni locali da generazioni a trazione laburista.
L’onda blu potrebbe farsi sentire anche in Galles e Scozia. L’esito del voto per il rinnovo dei parlamenti di Edimburgo e Cardiff è atteso in giornata ma, stando ad alcune proiezioni, i Tory potrebbero essere riusciti a erodere consensi anche ai laburisti gallesi e allo Scottish National Party, che resta aggrappato alla speranza di ottenere una maggioranza per indire un nuovo referendum sull’indipendenza. Alcune proiezioni indicano che gli indipendentisti non dovrebbero riuscire ad avere la maggioranza per sei seggi.
Le urne, ha commentato il premier Boris Johnson, «hanno premiato il governo e le nostre priorità».
Brexit, vaccini, lavoro: la ricetta, dicono, con cui il premier ha messo in sicurezza la sua poltrona a Downing Street per altri dieci anni. Il colpo messo a segno alle suppletive di Hartlepool è stato clamoroso benché annunciato. Al referendum del 2016 sulla Brexit, il 70% degli elettori di questo collegio, rappresentato a Westminster dai laburisti sin da quando è stato fondato, nel 1974, ha votato a favore del «Leave». Pasionaria dell’addio all’Ue, tornato sulle prime pagine dei giornali proprio negli ultimi giorni della campagna elettorale con lo scontro tra Londra e Parigi sulla pesca, la candidata conservatrice Jill Mortimer, proprietaria terriera vissuta alle isole Cayman e ai Caraibi, ha staccato il rivale laburista, Paul Williams, di quasi 7mila voti arrivando a conquistare il 52% dei consensi.
Sarà lei la prima donna a rappresentare in aula la circoscrizione dal brillante trascorso industriale e marittimo su cui oggi grava un tasso di disoccupazione al 9% (quello medio è del 4,5%). I Tory hanno vinto anche a Harlow, in Essex, tradizionalmente visto come un indicatore dell’umore nazionale, e in diversi comuni delle contee di Northumberland, Blackburn, Redditch, Dudley, Nuneaton e Bedworth. All’avanzata dei conservatori ha ceduto persino la roccaforte di Clay Cross, nel Derbyshire, terra di «rivoluzionari» minatori socialisti come David Skinner. Da un lato c’è chi punta il dito sulle fragilità del partito laburista: l’ombra del corbynismo, la fragilissima leadeship dell’attuale segretario, Keir Starmer, «un bravo avvocato senza alcuna dote politica», commenta chi adesso chiede la sua testa, il riposizionamento verso il centro che ha sacrificato gli argomenti di sinistra.
Il Labour è riuscito a far eleggere a Liverpool la prima donna sindaco nera del Regno Unito, Joanne Anderson, e probabilmente incasserà anche la riconferma di Sadiq Khan alla guida di Londra. Di fatto, però, come ha ammesso lo stesso Starmer, «ha perso la fiducia della classe operaia». Dall’altro lato c’è invece chi riconosce a BoJo, rimasto indenne persino allo scandalo della ristrutturazione del suo appartamento, il merito di aver intercettato un cambiamento sociale in corso da tempo sull’isola e di averlo condito con il pragmatismo di cui c’è bisogno per restare in sella: mantenere le promesse. «Abbiamo portato a termine la Brexit – ha ricordato il premier parlando sulle rovine del laburismo di Hartlepool – grazie a cui potremo continuare a fare le cose a modo nostro come è stato fatto per i vaccini».