I familiari di George Floyd prima dell’incontro con il presidente Joe Biden alla Casa Bianca - Ansa
E' passato un anno dalla morte di George Floyd. Il suo omicida è stato condannato. E alla Casa Bianca c’è un presidente che è stato eletto anche grazie alla promessa di sradicare il razzismo sistemico dalle forze di polizia. Ma la legge stilata a nome del 46enne afroamericano ucciso da un agente resta in sospeso in Senato. E le misure varate finora da due dozzine di Stati Usa si limitano a obbligare i poliziotti a indossare telecamere e a vietare le prese al collo dei sospetti. Resta allora lontana una vera «riforma che elimini la mentalità da “guerrieri urbani” che domina nelle accademie di polizia», e che insegni agli agenti a non identificare immediatamente un uomo nero come una potenziale minaccia.
Lo ha ammesso ieri lo stesso presidente americano ricevendo la famiglia di Floyd: «La condanna del mese scorso è stata un passo verso la giustizia, ma non possiamo fermarci qui. Siamo di fronte a un punto di svolta. Dobbiamo agire», ha detto Biden.
I fratelli di George, la cui morte sulle strade di Minneapolis ha scioccato il mondo, scatenando un’ondata di proteste contro la violenza della polizia, prima di essere ricevuti alla Casa Bianca da Biden e dalla vicepresidente Kamala Harris, avevano incontrato alcuni parlamentari. «Dobbiamo fare questa riforma», ha detto il fratello Philonise Floyd a fianco della presidente della Camera Nancy Pelosi, che ha promesso l’approvazione della legge che rivede le pratiche di polizia. Ma molti senatori repubblicani si oppongono alla revoca dell’immunità che protegge automaticamente i poliziotti che fanno ricorso alla violenza, tranne in casi estremi. Mentre i fratelli, la figlia di Floyd e sua madre, e il nipote di Floyd erano alla Casa Bianca, però, a Minneapolis si celebrava la vita di George. Una fondazione creata in sua memoria aveva organizzato un pomeriggio di musica in un parco vicino al tribunale dove Derek Chauvin è stato condannato.
L’ex agente 45enne rischia fino a 40 anni di carcere: la pena verrà annunciata il 25 giugno. Dal 25 maggio scorso, quando Chauvin premette il ginocchio sul collo di Floyd per più di nove minuti, tutti i 50 Stati Usa e il Distretto di Columbia hanno cominciato a discutere leggi che aumentano la responsabilità o la supervisione della polizia. Ma molti attivisti restano convinti che tali misure non sono sufficienti per affrontare il razzismo endemico fra le forze dell’ordine e nel sistema di giustizia penale Usa.