Secondo "Save the Children", organizzazione internazionale che, da oltre cento anni, lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio, circa 750 bambini sono rimasti senza casa in quello che è già il secondo incendio di quest'anno nel "Camp 16", nel Cox's Bazar, il campo rifugiati più grande nel mondo, alla periferia di Dhaka, capitale del Bangladesh, dove vivono oltre un milione di profughi Rohingya.
L'incendio è divampato domenica sera distruggendo 300 baracche che, per più di quattro anni, sono stati la cosa più vicina a una casa per le famiglie Rohingya in fuga dal Myanmar.
Per l'Unicef sono sette i bambini rimasti feriti nell'incendio, che stanno ricevendo l'assistenza medica necessaria, mentre due centri di apprendimento per i bambini rifugiati sostenuti dall'organizzazione e quasi 200 strutture per servizi idrici e igienico-sanitari sono stati danneggiati.
Secondo "Save the Children" circa 1.500 persone sono rimaste senza riparo e quattro centri di apprendimento temporanei sono stati ridotti in cenere. I rifugiati, appartenenti a una minoranza musulmana del Myanmar (ex Birmania), vivono da anni in condizioni molto disagiate, dopo essere fuggiti da una repressione militare in patria nel 2017.
Alcune famiglie hanno trovato rifugio da parenti nel campo colpito, mentre altre sono state sfollate nei campi vicini. Fortunatamente non è stata segnalata alcuna vittima, anche se due persone sarebbero rimaste ferite.
“Quando è iniziato il fumo, siamo usciti immediatamente di casa senza riuscire a vedere nulla. Con mio figlio abbiamo raggiunto correndo un posto più sicuro e abbiamo guardato la nostra casa ridursi in cenere. Non sono riuscita a salvare nessuno dei miei oggetti di valore dalle fiamme. Ho perso tutto", ha dichiarato a "Save the children" Jainab, 25 anni, incinta di otto mesi.
Shamsuddin*, 70 anni, ha raccontato: “Durante l'incendio stavo dormendo. All'improvviso mia moglie mi ha tirato fuori dalla stanza e ci siamo precipitati lontano dai rifugi in fiamme. Abbiamo avuto meno di un minuto per reagire e, quindi, non abbiamo potuto salvare nessuno dei nostri beni. Da ieri sera siamo seduti qui al freddo, non abbiamo avuto cibo, tranne una tazza di acqua calda fornita da alcune organizzazioni umanitarie. Abbiamo bisogno di riparo e cibo in questo momento”, ha dichiarato Shamsuddin, 70 anni.
Save the children: i campi profughi dovrebbero essere luoghi sicuri
"Sono trascorsi solo 10 giorni dall’inizio del 2022 e questo è già il secondo incendio dell'anno. Ancora una volta migliaia di rifugiati Rohingya hanno visto quel poco che era rimasto loro ridotto in macerie. Questi campi avrebbero dovuto essere sicuri per i rifugiati fuggiti dalle loro case in Myanmar più di quattro anni fa. Dovrebbero essere consentiti e utilizzati per la costruzione dei ripari materiali resistenti al fuoco. Il rischio di incendi in queste aree così densamente popolate e ristrette è enorme, e disastri come questo possono essere particolarmente spaventosi per i bambini. In definitiva, questo incidente mostra ancora una volta come i campi profughi non siano luoghi adatti ai minori" ha dichiarato Shamim Jahan, direttore nazionale ad interim di "Save the Children" in Bangladesh.
Un altro incendio ha colpito un centro per rifugiati malati di Covid in un altro campo, nello stesso distretto di Cox's Bazar, domenica scorsa, senza causare vittime.
Nel marzo dello scorso anno un enorme incendio aveva colpito i campi profughi, uccidendo almeno 15 persone e distruggendo più di 10.000 ripari. Solo nei primi sette mesi del 2021 ci sono stati almeno 100 incendi nei campi.
Save the Children teme che l'incendio possa innescare vecchi traumi nei bambini, molti dei quali hanno visto le loro case incendiate in Myanmar. In un sondaggio condotto nell'agosto dello scorso anno, circa il 73% del personale di "Save the Children" ha affermato che i bambini con cui hanno lavorato hanno fatto riferimento a esperienze traumatiche in Myanmar parlando di eventi più recenti nei campi, inclusi gli incendi.
"Save the Children" sta fornendo primo soccorso e supporto psicologico ai minori in difficoltà e distribuendo coperte e zanzariere alle famiglie che sono rimaste senza casa e sta lavorando per identificare i bambini smarriti e riunirli alle loro famiglie.
L'organizzazione chiede, inoltre, alla comunità internazionale di trovare una soluzione a lungo termine alla crisi dei Rohingya, che affronti le sue cause profonde e consenta un ritorno sicuro, dignitoso e volontario dei rifugiati Rohingya in Myanmar quando sarà possibile farlo.
Anche l'Unicef sta lavorando sul campo, da domenica sera, per rispondere ai bisogni immediati e urgenti dei bambini e delle famiglie, garantendo cibo, acqua, servizi igienici, vestiti e attrezzature per le famiglie che hanno perso tutto durante l'incendio. Sono anche stati avviati sportelli di aiuto e due bambini non accompagnati, che erano stati separati dalle loro famiglie, hanno ritrovato genitori e parenti.
"Rimaniamo anche attenti a prevenire ulteriori rischi per i bambini nella zona, compreso il lavoro minorile per la raccolta di detriti e le attività di ricostruzione", ha detto ancora il portavoce dell'Unicef, "I centri di apprendimento e i materiali didattici distrutti erano fondamentali per garantire un apprendimento sicuro ai bambini rifugiati rohingya. Sono in corso operazioni a tutto campo da parte dei partner per garantire che i centri possano essere riavviati al più presto possibile".