lunedì 19 giugno 2017
Rispetto al primo turno l'affermazione di En Marche! non annienta gli altri partiti. Marine Le Pen entra in Parlamento per la prima volta. Si dimette il segretario socialista
Macron conquista la maggioranza assoluta. Astensione senza precedenti
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Il nuovo presidente francese Emmanuel Macron ha ottenuto una maggioranza parlamentare schiacciante che gli consentirà di portare avanti la sua agenda di riforme, sconvolgendo il quadro politico tradizionale, con un voto, ieri, oscurato da un'astensionismo senza precedenti, che la stampa transalpina ha interpretato come un rifiuto di dare carta bianca al nuovo capo dello Stato. Il partito centrista del presidente, République en Marche (REM), e l'alleato MoDem, secondo i dati del ministero degli Interni, hanno ottenuto rispettivamente 308 e 42 seggi, per un totale di 350 su 577, ben oltre i 289 che rappresentano la maggioranza assoluta dell'Assemblée Nationale. Tuttavia si tratta di un numero inferiore al 400-450 seggi indicati dalle stime emerse dopo il primo turno delle elezioni legislative, domenica 11 giugno.

"Un anno fa nessuno avrebbe immaginato un tale rinnovamento politico" ha detto il premier Edouard Philippe. Sconosciuto solo
tre anni fa, eletto a 39 anni all'Eliseo, Emmanuel Macron, il più giovane presidente francese della storia, ha vinto la sua ultima
sfida: prendere il controllo dell'Assemblée nationale per varare il suo ambizioso programma di riforme liberal-sociale e rafforzare la posizione della Francia in Europa. La cancelliera tedesca Angela Merkel, che in autunno affronterà a sua volta una prova elettorale, si è subito congratulata per la "maggioranza parlamentare netta", secondo il suo portavoce. E il ministro degli Esteri di Berlino, Sigmar Gabriel, ha detto che la "via delle riforme ora è spianata".

Ma la consacrazione di Macron alla guida della Francia è stata offuscata dall'astensione: il 57,32% degli elettori è rimasto a
casa, secondo i dati del ministero degli Interni. Un record che si spiega con l'annunciata marea macronista, la maratona
elettorale iniziata in ottobre con le primarie della destra, il disinteresse crescente per la politica. "Il nostro popolo è
entrato in una specie di sciopero generale civico" ha detto il leader della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon, eletto a
Marsiglia.

Il movimento presidenziale ha spazzato via i partiti che da decenni sono al centro della vita politica francese, ma l'onda di
marea attesa dal alcuni sondaggi non si è materializzata. "Otteniamo una maggioranza netta ma allo tesso tempo i francesi
non hanno firmato un assegno in bianco" ha commentato il portavoce del governo Christophe Castaner.

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