Militari presidiano Tijuana - Reuters
L'hanno assassinata con un proiettile alla testa, nella sua casa di Terrazas de la Presa, a Tijuana. E' morta così, nella notte tra sabato e domenica, Patricia Susana Rivera Reyes, 61 anni. Avvocata ed esperta dell'Università autonoma della Baja California, Rivera Reyes era impegnata nella tutela dei popoli indigeni dello Stato nel nord del Messico. Nell'attacco, perpetrato da un commando armato, è stato ferito l'accademico e matematico José Félix Villareal. La notizia dell'assassinio di Rivera Reyes ha gettato nello sgomento la comunità degli attivisti di Tijuana. «Sono sotto choc», ha dichiarato Diana Boudica che ha condiviso con la vittima molte campagne. «Non può essere - ha aggiunto - fare questo ad un difensore dei diritti umani, attivista, accademica, ad una caro, adesso basta!». Da parte sua la leader indigena Cucapah, Mónica González Portillo, ha definito a nome del Consiglio nazionale per la prevenzione della discriminazione (Conapred) «una grande perdita» l'uccisione della donna. Nella stessa giornata sono state uccise nella sola Tijuana altre cinque persone, segno della violenza che vive la città e l'intero Paese. A farne le spese sono soprattutto attivisti e giornalisti. Da gennaio sono stai massacrati già otto reporter, uno ogni nove giorni.