La cancelliera tedesca Angela Merkel (Ansa)
Trema il governo della cancelliera Angela Merkel e tutta la Cdu. Come previsto, il partito dei cristianodemocratici (Cdu) e il partner socialdemocratico (Spd), nella coalizione di governo a Berlino, hanno incassato un pesante crollo nelle elezioni regionali dell'Assia. Un risultato che ha già aperto una crisi politica a Berlino.
Angela Merkel, infatti, in mattinata ha annunciato che intende restare al suo posto di cancelliere, ma che non si ricandiderà alla presidenza del partito. A precisarlo è stata lei stessa, nel corso della seduta dei vertici del partito ai quali ha annunciato la scelta di non ricandidarsi alla presidenza della Cdu il prossimo 8 dicembre. Una decisione storica: Angela Merkel è presidente della Cdu dal 2000 e ha sempre considerato la carica di presidente del partito e quella di cancelliere strettamente legate. «Come cancelliera ho la responsabilità di tutto, per quello che riesce e per quello che non riesce. È giunto il momento di aprire un nuovo capitolo: non mi ricandiderò come presidente della Cdu, questo quarto mandato è l'ultimo come cancelliera, non mi ricandiderò al Bundestag nel 2021 e non voglio altri incarichi politici», ha dichiarato Angela Merkel parlando a Berlino. «Non sono nata cancelliera», ha aggiunto. «Come cancelliera e presidente mi assumo la responsabilità» della situazione. «È chiaro che così non si può andare avanti. L'immagine del governo è inaccettabile», ha aggiunto. «E questo ha ragioni più profonde che ragioni di comunicazione», ha affermato rimandando a un problema di «cultura del lavoro».
L'ex capogruppo dell'Unione, Friedrich Merz, sarebbe pronto a candidasi alla presidenza della Cdu al prossimo congresso. Lo rivelano fonti di partito. Anche l'attuale segretaria generale della Cdu, Anngret Kramp-Karrenbauer, e l'attuale ministro alla Salute, Jens Spahn, si sono candidati alla presidenza della Cdu.
In Assia la Cdu - stando ai risultati ufficiali diffusi - crolla dal 38,3 del 2013 (allora le elezioni si erano svolte in contemporanea a quelle federali) al 27% dei consensi, il peggior risultato del partito in Assia da oltre 50 anni, pur restando il partito più forte. Anche la Spd fa un balzo indietro, di 10,9 punti percentuali, attestandosi al 19,8%, esattamente come i Verdi, che però raggiungono questo risultato conquistando l'8,7% in più di consensi.
La destra populista ed anti-immigrati di Alternativa per la Germania (Afd) entra per la prima volta nel Landtag di Wiesbaden con il 13,1% dei voti (+ 9% rispetto al 2013) ed è ora rappresentata nei parlamenti di tutti i 16 Land federali tedeschi. I Liberali della Fdp conquistano il 7,5% dei consensi (+2,5%) e cresce anche Die Linke, il partito della sinistra, che con il 6,3% (+ 1,1%) conquista il suo miglior risultato di sempre in Assia.
La partecipazione al voto è stata del 67,3% in un Land con 4,38 milioni di elettori. Nel 2013 aveva votato il 73,2%. I seggi da spartire sono 137: alla Cdu ne andranno 40, ai Verdi e alla Spd 29 ciascuno. Diciannove seggi andranno all'Afd, 11 alla Fdp, 9 alla Linke. In base a questa ripartizione, Cdu e Verdi potrebbero continuare il governo di coalizione. Ma le possibilità sarebbero anche altre: Cdu e Spd in coalizione o Spd, Verdi e i liberali di Fdp. La più stabile, in termini di maggioranza, sarebbe una coalizione Giamaica, Cdu, Verdi, Fdp. Il premier uscente, Volker Bouffier (Cdu) ha annunciato l'intenzione di avviare consultazioni per la formazione di un nuovo governo fatta eccezione per Die Linke e Afd.
I cristiano-democratici di Merkel, secondo i pronostici, continuerebbero a essere il primo partito del Land con il 27%-28% delle preferenze nel Land, dando così la chance di formare il prossimo governo all'alleato di Merkel, il governatore uscente Volker Bouffier. La Cdu perde però una decina di punti rispetto alle precedenti elezioni del 2013, quando ottenne il 38,3%.Precipitano anche i socialdemocratici, che secondo gli exit-poll ottengono il 20%, ugualmente in calo di 10 punti rispetto al risultato del 30,7% di cinque anni fa. Una brutta notizia per Merkel, in un periodo in cui è già politicamente indebolita, dopo che i due partiti hanno raggiunto con grande difficoltà a marzo un'intesa per mettere in piedi una Grande coalizione. Già alle urne in Baviera, due settimane fa, la Cdu ha incassato una significativa disfatta. La leader dei socialdemocratici, Andrea Nahles, dopo il voto in Assia ha chiesto alla Cdu di risolvere i propri conflitti interni, accusandola di aver causato anche la sconfitta del suo partito e alludendo a una possibile uscita dalla coalizione: "Valuteremo se questo governo sia ancora il posto giusto per noi". Tuttavia, il margine di manovra di Nahles appare limitato, perché spingere verso nuove elezioni significherebbe, secondo i sondaggi, andare verso risultati negativi ancor più per la Spd che per la Cdu. E rischia di accendersi anche il dibattito interno alla Cdu sul futuro politico di Merkel, dopo 13 anni al potere. A dicembre è in programma il congresso della Cdu e lei correrà per essere rieletta leader del partito. Per domani, nel frattempo, la cancelliera ha convocato una conferenza stampa e i vertici della Cdu hanno in programma di incontrarsi.I grandi vincitori del voto in Assia sono i Verdi, che volano come era stato previsto, guidati dall'astro nascente Tarek Al-Wazir: aumentano il loro risultato rispetto al 2013 arrivando al 20%, secondo gli exit-poll. Non è chiaro, per ora, se con questi dati esista lo scenario di una nuova coalizione conservatori-Verdi, rinnovando quella che da cinque anni governa il Land. "L'Assia non è mai stata più verde. Il clima di crisi è arrivano nel mezzo della Germania", ha commentato la leader, Annalena Baerbock. Anche l'estrema destra incassa un successo, approfittando dell'impatto sull'opinione pubblica dei flusso di migranti e delle politiche di apertura decise da Merkel nel 2015. Il partito xenofobo Alternativa per la Germania (AfD) ha triplicato il proprio risultato, arrivando a circa il 12% e riuscendo così a entrare nell'ultimo Parlamento regionale dove ancora non era presente. Die Linke avrebbe infine il 6,5%, mentre i Liberaldemocratici (Fdp) il 7,5%, entrambi in aumento rispetto a cinque anni fa.