Ucraina, un'immagine di Kherson, città distrutta - Ansa
Vladimir Putin ama la storia. Spesso la manipola. Invadendo l’Ucraina ne ha forse dimenticato le lezioni? Si trova impantanato in un conflitto di logoramento nelle steppe dell'est europeo, come già accadde a Napoleone nel 1812 e a Hitler nel 1942. Come ne verrà fuori? Dopo 150 giorni di guerra, il terreno racconta di uno stallo completo nelle capacità di avanzata. Negli ultimi due mesi, i russi hanno ottenuto una sola vittoria tattica, nel Lugansk. Si tratta di 30 chilometri appena di nuove terre.
Molti analisti parlano già di una exit strategy alla coreana, con posizioni politico-militari congelate su una linea armistiziale. Checché ne dica Lavrov, abile nell’avanzare nuove pretese territoriali, i russi sono intrappolati in una gabbia. Devolvendo le stesse risorse e impiegando le stesse tattiche di guerra, ottengono risultati sempre minori. La superficie dei loro attacchi si riduce di giorno in giorno, mentre i tempi per ottenere risultati si dilatano.
Conquistare Severodonetsk-Lysychansk ha richiesto più di 60 giorni, per un fronte profondo 30 chilometri e largo 50. Un’inezia. Con i mezzi attuali, i russi sono in grado di imbastire una micro-offensiva per volta. Poi si devono fermare, per rigenerare le forze e rimpinguare i depositi.
Anche se in guerra è un azzardo fare previsioni, dopo la probabile conquista di Sloviansk e Kramatorsk, Putin potrebbe propendere per un cessate il fuoco. Ordinerà allora ai suoi di attestarsi su posizioni difensive, meno dispendiose e più facili da tenere. L’inverno e la stanchezza occidentali faranno il resto.