venerdì 2 febbraio 2018
Il nuovo studio di Global Witness rivela: 197 ecologisti sono stati assassinati nel 2017. E' l'America Latina il Continente più letale
Il messicano Isidro Baldenegro è stato ucciso il 19 gennaio 2017

Il messicano Isidro Baldenegro è stato ucciso il 19 gennaio 2017

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Quattro ambientalisti uccisi alla settimana. Nel 2017, la difesa della casa comune da megaprogetti e cacciatori di risorse ha fatto 197 vittime, secondo i dati di Global Witness. Quattro in meno rispetto all’anno precedente. Il che significa che, per lo meno, per la prima volta dal 2014 il bilancio ha smesso di crescere. La cifra resta comunque drammatica. Rispetto a 16 anni fa – quando l’Ong esordì con il primo dossier – il numero dei difensori della “madre terra” è quadruplicato. Quasi tutti i delitti sono concentrati nel Sud del mondo, dove difendere l’ambiente significa opporsi a interessi milionari e patti segreti tra governi, multinazionali, mafie. Come al solito, l’America Latina è il Continente più letale. Il Brasile, con 46 omicidi, in gran parte avvenuti nell’area amazzonica, è in cima alla lista. Al secondo posto, la Colombia che ha visto un rapido incremento degli attivisti massacrati, come effetto collaterale del trattato di pace tra governo e Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc) del 24 novembre 2016. Gruppi criminali eredi dei paramilitari di ultra-destra cercano di occupare il “vuoto” lasciato dal disarmo della guerriglia: gli ecologisti, come l’intera società civile organizzata, vengono considerati un nemico da eliminare. Altre due nazioni dove si assiste a un aumento degli ambientalisti ammazzati sono Messico e Filippine. In entrambi, spesso, i killer agiscono in combutta con i governi. Proprio in Messico, è stato ucciso il primo ecologista del 2017: si tratta di Isidro Baldenegro, indigeno e premio Goldman, il Nobel dell’ambiente, come Berta Cáceres, trucidata l’anno prima. In Africa, il Paese più pericoloso è la Repubblica democratica del Congo, dove è forte la minaccia dei trafficanti di avorio.

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