Donne e bambini afghani portati via da Kabul dall'esercito belga - Ansa
Prima l’annuncio sul sito Web dell’ambasciata Usa ai cittadini statunitensi: è meglio «evitare di recarsi in aeroporto ed evitare i cancelli aeroportuali» a meno che non si ricevano precise «istruzioni individuali da un rappresentante del governo degli Stati Uniti per farlo». Poi lo stesso monito dell’ambasciata svizzera e quella tedesca. Meglio entrare allo scalo scortati e seguendo precise istruzioni per l’accesso ai voli. La morsa della folla si stringe, per il sesto giorno consecutivo, attorno ai cancelli di ingresso all’aeroporto Hamid Karzai presidiati da truppe statunitensi e britanniche. L’ammissione di Joe Biden – «questo è uno dei ponti aerei più grandi e difficili della storia. Non posso garantire un esito positivo» – trova subito conferma. Una situazione, ammette il Pentagono, «molto fluida» e che «cambia di ora in ora» e i soldati statunitensi, per garantire la sicurezza, potrebbero uscire dall’aeroporto internazionale.
La situazione cambia di ora in ora
Tuttavia «sull’aeroporto di Kabul sventola la bandiera americana e lo scalo rimane sicuro», ha affermato il vice direttore delle operazioni regionali del Pentagono, William Taylor. Sono circa 12mila gli stranieri e gli afghani sinora evacuati, riferisce la Nato. Ad andarsene anche gli ultimi reporter delle grandi catene televisive, fra cui Clarissa Wars della Cnn, giunta ieri a Doha. Ma pare essere solo l’inizio di un esodo ancora impossibile da quantificare.
Migliaia di afghani di tutte le condizioni – alti funzionari, personaggi dello spettacolo e della cultura, famiglie disagiate, uomini in carrozzina – premono verso quello che pare l’unico punto di salvezza in una corsa allo sfinimento per il “si salvi chi può”. E a potere, inevitabilmente, sono sempre meno di quelli che vorrebbero.
Quattro sono i corpi senza vita, tutti di donne, che restano a terra travolte dalla ressa. Un «pandemonio assoluto» riferisce un reporter di Sky News con i taleban «molto collaborativi» nel portare via i cadaveri. Intanto i soldati britannici cercano di dare soccorso, come possono, a uomini, donne e bambini sotto il sole, da giorni, in attesa. La situazione è «finora la peggiore», precisa il corrispondete di Sky News, Stuart Ramsay mentre al-Jazeera segnala nuove sparatorie intorno allo scalo della capitale, senza che nessuno riesca a chiarire cosa stia effettivamente accadendo.
Si combatte in tre distretti
Una situazione che potrebbe sfuggire di mano con i taleban che dichiarano di non essere responsabili della situazione allo scalo, accusando le potenze occidentali di non aver organizzato un piano di evacuazione adeguato. Nessuno straniero che cercava di raggiungere Kabul, è stato fermato o rapito, ma alcuni vengono «interrogati» prima che sia loro consentito di lasciare l’Afghanistan. Il Pentagono, invece, registra dei «casi sporadici» di americani e afghani autorizzati a partire ostacolati dai taleban. Intanto la sharia comincia ad essere applicata ad Herat, la città a lungo presidiata dagli italiani con circa 40mila studenti universitari. La prima fatwa dei taleban vieta classi miste. È il risultato di una riunione di tre ore tra insegnanti universitari, proprietari di istituzioni private e rappresentanti dei taleban con il mullah Farid, responsabile dell’istruzione che ha sostenuto che la co-educazione deve cessare subito perché questo sistema è «la radice di tutti i mali nella società». Non potendo le scuole private permettersi classi separate, denunciano i docenti, molte ragazze verrebbero private dell’istruzione superiore. L’ex signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar, è invece arrivato a Kabul per partecipare alle trattative sul futuro governo. Ci sono «segnali» sulla volontà di formare un «governo inclusivo».
Massud: «Nessuna resa. È iniziata la resistenza»
Spetta al mullah Abdul Ghani Baradar, cofondatore dei taleban, avviare i colloqui a cui parteciperà pure Khalil Haqqani, tra i leader taleban ricercati dagli Usa. Smentite, infine, le voci di una resa nel Panshir di Ahmed Massud: «La resistenza è appena iniziata». E nella provincia di Naghlan una milizia da 48 ore sta combattendo contro i taleban.