Le calciatrici della nazionale femminile giovanile afghana all'arrivo in Pakistan - Ansa
La Nazionale femminile giovanile di calcio dell'Afghanistan ha chiesto rifugio in Pakistan. Le giocatrici, accompagnate dalle famiglie, in tutto 115 persone, sono giunte ieri al confine, e sono state accolte. Intanto in Afghanistan i taleban litigano sulla gestione del potere: la Bbc rivela violenti litigi tra la fazione del negoziatore e numero due del governo, Abdul Ghani Baradar, e i filo Haqqani, mentre un giornale locale scrive oggi che Baradar è stato ferito. Dagli Stati Uniti l'intelligence fa sapere che al-Qaeda potrebbe riorganizzarsi in Afghanistan in soli 12-24 mesi e porre una significativa minaccia agli Stati Uniti.
Le calciatrici minacciate fuggono in Pakistan
Sono fuggite in Pakistan, insieme ai loro familiari, le calciatrici della nazionale giovanile afghana. Lo ha confermato l'emittente Dawn, ricordando come il governo di Islamabad abbia concesso loro visti per motivi umanitari dopo la caduta dell'Afghanistan nelle mani dei taleban, che le avevano minacciate perché praticavano uno sport. Le calciatrici avrebbero dovuto inizialmente raggiungere il Qatar, dove già si trovano migliaia di rifugiati afghani, ospitati in uno degli impianti realizzati per la Coppa del Mondo di calcio del prossimo anno, ma erano rimaste bloccate a Kabul dopo l'attentato del 26 agosto all'aeroporto, mentre la maggior parte della squadra nazionale femminile era riuscita a partire dopo un accordo con il governo australiano.
L'iniziativa di portare in Pakistan le 32 calciatrici - per un totale di 115 persone, comprese le loro famiglie - è stata avviata dalla ong britannica Football for Peace in collaborazione con il governo e la Federazione calcistica pachistana.
Le calciatrici della nazionale femminile giovanile afghana arrivate in Pakistan - Ansa
La Bbc: taleban divisi, lite Baradar-Haqqani
I nuovi padroni dell'Afghanistan litigano su chi debba intestarsi la vittoria e sulla divisione del potere. Stando alla Bbc il cofondatore del movimento, Abdul Ghani Baradar - figura chiave nei negoziati con gli Usa che lo scorso anno portarono agli accordi di Doha, indicato dai taleban come numero due del loro "governo" - e Khalil ur-Rahman Haqqani - scelto come ministro dei rifugiati e personaggio di spicco della rete Haqqani - hanno avuto uno scambio acceso, mentre i loro sostenitori litigavano, nel palazzo presidenziale di Kabul.
Abdul Ghani Baradar, figura chiave nei negoziati con gli Usa che lo scorso anno portarono agli accordi di Doha, e indicato dai taleban come numero due del loro "governo" - Ansa
Tutto sarebbe iniziato per il disappunto sulla nuova struttura del potere manifestato proprio da Baradar, che insisterebbe sul ruolo della diplomazia nella vittoria mentre per il gruppo Haqqani il merito è solo dei combattenti. Su Twitter il Pashtun Times, citando "un membro della famiglia del leader taleban", scrive che Baradar è ricoverato a Kandahar dopo essere rimasto ferito in uno scontro con membri della rete Haqqani la scorsa settimana. Baradar "è sotto la protezione del Pakistan e i familiari non sono ancora autorizzati a vederlo", aggiunge il tweet.
Resta il mistero anche sul comandante supremo, Hibatullah Akhundzada. Quest'ultimo non è mai apparso in pubblico da quando, il 15 agosto, i taleban hanno preso il controllo dell'Afghanistan.
Il generale Berrier (Cia): rischio al-Qaeda entro 12-24 mesi
La Cia vede i primi segnali che i militanti di al-Qaeda stanno cominciando a tornare in Afghanistan, dopo il ritiro delle truppe Usa. Lo ha detto David Cohen, vice direttore della Central Intelligence, intervenendo al summit Intelligence National Security. Per il generale Scott Berrier, che guida l'intelligence della difesa Usa, al-Qaeda potrebbe riorganizzarsi in Afghanistan in soli 12-24 mesi e porre una significativa minaccia all'America.
I taleban sgomberano case di soldati, proteste a Kandahar
Centinaia di manifestanti hanno protestato oggi a Kandahar contro il piano dei taleban di sfrattarli dalle loro case. I dimostranti, che provengono da un quartiere di baracche e compound governativi abitato soprattutto da ex uomini del dissolto esercito, hanno dichiarato che i taleban hanno ordinato loro di consegnare le case ai combattenti del nuovo governo. Fonti locali riferiscono che oltre 10mila persone vivono nel quartiere, per la maggior parte vedove e mogli di soldati uccisi o feriti negli ultimi vent'anni.
Il corteo, composto principalmente da uomini e giovani, con alcune donne per lo più coperte dal burqa, ha sfilato per le strade di Kandahar. Alcuni giornalisti presenti hanno denunciato di essere stati molestati o picchiati dai taleban. In risposta alla proteste, il governatore della città ha temporaneamente sospeso gli sfratti finché il tema non sarà affrontato dagli anziani delle comunità. Secondo un comunicato, non tutte le case sono governative: alcune sono state costruite da privati.