domenica 1 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
NAIROBI «Restoring hope in Garissa. Abbiamo deciso di chiamarla così questa nostra missione. Vogliamo portare attenzione e speranza a quei cristiani che rischiano ogni giorno la vita a causa della loro fede». Monsignor Luigi Ginami è appena arrivato sulla costa del Kenya. Insieme a un gruppo di 8 persone, tra stretti collaboratori e religiosi, è pronto a ripartire per Bura Tana, nel nordest del Paese. Lì, domani, inaugurerà una cappella costruita in memoria dei 148 studenti uccisi il 2 aprile del 2015 nella vicina città di Garissa dai jihadisti di al-Shabaab. «Nel villaggio di Bura Tana non c’è proprio niente», afferma al telefono con Avvenire. «È una zona dove la gente soffre molto sia per la povertà che, da qualche tempo, per la minaccia dell’estremismo islamico. E sebbene ci sia un po’ di apprensione rispetto a questo viaggio – continua il sacerdote – è molto più grande la voglia di valorizzare il lavoro della popolazione e il martirio dei giovani studenti di Garissa». La cappella è stata costruita grazie ai fondi della Fondazione Santina, di cui monsignor Ginami è fondatore. L’idea ha ispirato anche la famiglia di Caterina Piantoni, il cui figlio ha deciso di donare al progetto in Kenya l’intera somma di denaro che era destinata ai regali per il suo matrimonio: «Sono molto emozionata e orgogliosa di essere parte di questa missione», commenta Piantoni, anche lei membro del gruppo. Oltre al materiale di base per la chiesa, monsignor Ginami ha con sé un mattone della Basilica di San Pietro che sarà incastonato all’ingresso dell’edificio, un dono prezioso del cardinale Angelo Comastri. «È la seconda volta che vedrò la cappella – spiega Doreen Olayo, collaboratrice keniana del progetto –. Quella zona del Paese ha davvero bisogno di speranza e gesti concreti come questo». Sebbene a Bura Tana e dintorni ci sia una maggioranza musulmana, è comunque presente uno sparuto gruppo di cristiani che provengono soprattutto da altre parti del Kenya. La cappella sarà l’unico punto di riferimento cattolico nell’area. «Vogliamo ricordare il sacrificio di questi 148 ragazzi e mostrare che non sono morti invano». Nonostante vicino a Bura Tana ci sia una base delle forze di sicurezza keniane, l’atmosfera in tutta la regione è ancora tesa. Nel nord-est del Paese, gli insorti di al-Shabaab hanno attaccato diverse volte tanto le autorità governative, quanto i civili. Numerosi bus sono stati presi di mira e diverse persone sono morte o rimaste gravemente ferite. Come è successo nell’attacco a Garissa, spesso i cristiani venivano separati dai musulmani prima di essere brutalmente uccisi. «Sebbene la situazione attuale sia piuttosto difficile – afferma Jimmy, altro membro del gruppo –, vado in quell’area per la prima volta con grande entusiasmo perché non si può stare fermi e indifferenti davanti a dei drammi simili». La visita prevede anche una Messa proprio nell’università di Garissa presa di mira dai terroristi islamici. «La flebile reazione di gran parte dell’Occidente rispetto alla strage mi ha fatto stare molto male – conclude monsignor Ginami –. Questa missione della Fondazione Santina in Kenya, come quella del 2014 a Gaza, vuole quindi far capire che non esistono martiri cristiani di serie B». © RIPRODUZIONE RISERVATA La Fondazione Santina ha raccolto i fondi Domani l’inaugurazione Ultimi ritocchi alla cappella dedicata alle vittime di Garissa
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: