Ieri in tutto il Sudafrica è stata una
domenica di preghiera per Madiba, un evento che ha coinvolto
milioni di persone. Lo si è ricordato nelle chiese, nei tempi
battisti e metodisti, nelle sinagoghe e nelle moschee.
A
Bryanston, accanto a Zuma, c'erano i rappresentanti del
clan Mandela, guidato da suo nipote Mandla, da alcuni anni il
nuovo capo clan. Tutti lo chiamano Mata (cioè The Big One, il
grande), ed è il più anziano dei nipoti, oltre ad essere stato
il preferito di Tata, The Old Man, il grande Vecchio Nelson
Rolihlahla Mandela. Accanto a lui c'era anche Winnie, la seconda
moglie di Nelson, ma non Graca Machel, la terza ed ultima sposa.Alla cerimonia di Bryanston hanno partecipato anche
numerosi bianchi, in un'atmosfera talora di raccoglimento,
talora di festa, con canti e balli. C'è stato anche un
battesimo, quello di un bambino di pochi mesi, Cooper Slade.
Il padre, tale Weir-Smith, ha poi consegnato il piccolo, che
ovviamente piangeva, al presidente Zuma che lo ha preso,
sorridendo, sulla ginocchia. Come lo stesso papà di Cooper Slade
ha poi spiegato a un gruppo di giornalisti anglosassoni, "ho
voluto fargli incontrare il presidente in questo giorno
speciale. Senza Mandela mio figlio non avrebbe mai avuto un
presidente nero".
Nella chiesa a pianta semicircolare costruita in mattoni nel
1996, le centinaia di persone presenti hanno ascoltato Zuma
religiosamente. "Ha lottato per la libertà. Ha combattuto a
favore degli oppressi, ha voluto che tutti fossero liberi, ha
liberato il popolo del suo Paese. Ha combattuto contro la
dominazione dei bianchi, ma anche contro la dominazione dei
neri", sono state alcune delle parole più sentite pronunciate da
Zuma.
Il presidente ha ricordato che Madiba ha lavorato
incessantemente in favore della riconciliazione nazionale per
creare la "Rainbow Nation", la nazione arcobaleno che mira ad
offrire "giustizia per tutti e qualità di vita a tutti". Il
presidente, in particolare, ha aggiunto che dopo i 27 anni
passati in carcere Madiba è riuscito ad ottenere tutto questo
anche perché, accogliendo la sua filosofia, "coloro che hanno
combattuto gli uni contro gli altri si sono uniti sotto gli
stessi valori rappresentando il sole di questo Paese".
Il finale della cerimonia è stato un tripudio di balli e di
canti, con i bambini che circolavano liberamente nel tempio e
tutto sommato pochissimi controlli nonostante la presenza di un
capo di Stato.