domenica 13 ottobre 2024
I ragazzi raccontano la loro fatica di trovare spazio in un mondo a misura di anziani, che rispondono: almeno ascoltateci. Un confronto difficile nel testo realizzato da "Il Margine" e Scuola Holden
Zoomer contro boomer. Meglio energie fresche o esperienza?

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«Essere giovani può essere una fortuna. Oppure no, a seconda del periodo che ti capita. Noi abbiamo la digitalizzazione, l’innovazione, chi è arrivato prima di noi si è battuto per molti dei diritti che abbiamo oggi. Ma ancora non basta. C’è ancora tanta strada da fare. Chi siamo, da dove veniamo, il nostro genere, determinano ancora troppo chi possiamo diventare. Usiamo parole nuove, perché quelle che ci sono non sono sufficienti. Per concedere a tutti gli stessi diritti, per garantire a tutti di essere chi si vuole essere, l’inclusione non può che partire dall’ascolto e passare anche per le parole giuste». È uno dei passaggi del volume – scritto con il contributo di Guido Vitiello – dal provocatorio titolo I giovani non capiscono niente: POV tra boomer e generazione Z, la prima uscita della nuova collana POV (point of view) frutto della collaborazione tra Il Margine (marchio editoriale Erickson) e Scuola Holden.

«Ogni capitolo sviluppa un tema specifico e comincia con un racconto, cui seguono le analisi dei due punti di vista polarizzati (POV zoomer e POV boomer), una sintesi sopra le parti (ZOOM out) e spunti pratici per avviare un dibattito: lettori e lettrici si esercitano a guardare le cose da una prospettiva diversa, a comprendere le ragioni dell’altro, ad aprire la mente coltivando la curiosità e, soprattutto, a esporre con intelligenza e ascolto il proprio POV».

Integrato in ogni racconto, «il testo in corsivo a cura di Guido Vitiello: scrittore, professore e intellettuale la cui visione arricchisce, ramifica e complica (o forse pacifica) il conflitto generazionale». Il rapporto tra giovani e boomer viene posto «sotto lente di ingrandimento attraverso temi come l’inclusione, i social media, il potere degli influencer, il lavoro e l’educazione sentimentale», spiegano i curatori della collana. In un mondo dove il potere è nelle mani dei giovani sotto i 22 anni, «questi non hanno più intenzione di avere a che fare con i boomer e hanno deciso che tutti i luoghi pubblici devono essere divisi tra spazi accessibili ai giovani e spazi dedicati agli adulti. Ma gli adulti, stanchi di essere esclusi dal dibattito politico e sociale, si ribellano, organizzando una rivoluzione che rovescerà il governo dei giovani».

Insomma, il focus resta il conflitto generazionale, scomposto e analizzato da vicino con il linguaggio dei protagonisti che lo abitano, «i giovani e i boomer. Nel tempo dedicato a ciascuno, su questa terra, sembra ci sia del tempo per esser giovani e un altro tempo per non esserlo più. Nel dopo, i più fortunati possono solamente sentirsi giovani. Il momento in cui si passa “dall’altra parte” non è scientifico, dipende sempre dal contesto, storico e culturale, dalle tradizioni e dall’idea di chi sia giovane e chi sia vecchio. Ma quel che è certo è che il tempo in cui si è giovani è un tempo di passaggio, vitale, tenero e fragile, destinato a definirsi, a indurirsi per non cambiare più».

A colpire è il fatto che in queste pagine i giovani “zoomer” – attraverso le penne della Scuola Holden – hanno la possibilità di far ascoltare la propria voce, di esprimersi e far presente le loro istanze: «Anche i vecchi sono stati giovani, ma sembra che a una certa età resettino la memoria di quel tempo, di quando avevano l’energia per attraversare il mondo e migliorarlo nei fatti. Sembra che avere sogni, creatività, competenze fresche e al passo con i tempi non serva a nulla senza esperienza. Ma allo stesso tempo nessuno ci dà la possibilità di acquisirla, questa esperienza. Sembra che ai vecchi piaccia ipotecare il futuro come una proprietà privata alla quale non ci è permesso accedere. Ma appartiene anche a noi».

Ribattono i vecchi “boomer”: «Quelle poche volte in cui le nostre voci si incrociano, a casa, a scuola o in TV, voi guardate altrove, scocciati, sperando che la tortura finisca il prima possibile. Forse non sapremo mai se proprio non ci avete mai ascoltati e mai ci ascolterete, o se semplicemente non vi interessa quello che diciamo. Ascoltarci, per voi, dovrebbe essere un privilegio. Ancora non ve ne accorgete, ma l’esperienza che si matura con gli anni è l’unico vero sapere che può fare la differenza». Posizioni che sembrano inconciliabili, eppure il libro suggerisce attività di confronto e domande proprio per trovare un punto d’incontro possibile e auspicabile.

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