Zuzana Caputová, 45 anni, è la favorita
Se i sondaggi dell'ultim'ora hanno ragione, al secondo turno elettorale oggi gli slovacchi eleggeranno, per la prima volta nella loro storia, una donna presidente della Repubblica: Zuzana Caputová, 45 anni, del movimento fondato appena un anno fa «Slovacchia Progressista», data a oltre il 60% di fronte allo sfidante, il vice presidente della Commissione Europea Maros Sevcovic, 52 anni, socialdemocratico ma presentatosi con lista indipendente. Al primo turno, lo scorso 16 marzo, Caputová ha ottenuto il 40,57% dei voti contro il 18,66% di Sevcovic, mentre i sovranisti anti-Ue Stefan Harabin e Marian Kotleba erano rimasti fuori. Caputová, avvocato e chiamata la «Erin Brockovich slovacca» per la vittoriosa battaglia contro una discarica nella sua città, ha impostato tutta la sua campagna sulla moralizzazione del Paese, piagato da una dilagante corruzione. Il tutto, sull'onda dell'indignazione popolare per l'assassinio, il 21 febbraio 2018, del giornalista Ján Kuciak insieme alla sua fidanzata, mentre stava indagando su presunti collegamenti tra imprenditori e il governo guidato dall'allora premier Robert Fico. Un omicidio per il quale è stato da poco incriminato come mandante un noto imprenditore noto per i suoi ottimi legami con l'esecutivo. Fico, dopo ingenti proteste in piazza, dovette dimettersi, ma è tuttora leader dello Smer, un partito formalmente socialdemocratico ma in realtà nazional-populista e anti-migranti.
Lo sfidante Sevcovic, è un moderato ed europeista, ma su di lui pesa l'immagine di uomo dello Smer e del vecchio sistema. «Non abbiamo bisogno di un ennesimo potente membro della cerchia degli oligarchi» ha tuonato Beáta Balogová, direttrice dello Sme, il maggior quotidiano del Paese e durissima con Fico. Per vincere Sevcovic dovrebbe attrarre gli elettori sovranisti, e infatti negli ultimi tempi ha accentuato la sua retorica anti-migranti. In realtà però è indigeribile per il grosso di questo elettorato per via dalla sua immagine di esponente di Bruxelles.
La carica di presidente della Repubblica in Slovacchia è più che altro cerimoniale, tuttavia è innegabile il valore simbolico di una vittoria di Caputová, che si professa europeista, a difesa delle minoranze e dello Stato di diritto, tutti valori messi seriamente in dubbio nei quattro Paesi di Visegrad, anzitutto Ungheria e Polonia (oltre alla stessa Slovacchia e alla Repubblica Ceca). «La sua vittoria - ha commentato Milan Nic, del German Council of Foreign Relations, un think-tank di Berlino - presenterebbe un volto diverso dell'Europa centro-orientale, mostrando che vi è un'alternativa alla politica illiberale e di controllo governativo che vediamo in Ungheria e Polonia».
Colpisce del resto che Caputová abbia saputo conquistarsi un così vasto consenso nonostante alcune posizioni liberali che non piacciono alla maggioranza degli slovacchi (come il sostegno ai matrimoni tra persone omosessuali con diritto di adozione), respinte invece da Sevcovic. «Voglio essere la presidente di tutti - ha detto nei giorni Caputova, che si dice cristiana - delle donne, degli uomini, delle donne, degli slovacchi e dei membri delle di minoranze. Gli elettori conservatori sappiano che rispetterò la loro scala di valori».